L’avventuroso Sociale dagli spettacoli equestri a prosa e Art Nouveau
Non molto lontano dal Grande sorge il secondo teatro di Brescia per dimensione e importanza, ma certo secondo a nessuno per la bizzarria della sua vicenda fondativa. Tutto comincia da una rocambolesca fuga da Lione della nobile famiglia Guillaume, scappata dalle minacciose forche della Rivoluzione Francese. Per evitare il riconoscimento e l’arresto, la famiglia si confuse con un gruppo di circensi girovaghi che instillò nel capofamiglia e nel figlio una passione per il loro magico e affascinante mondo. GRAZIE alla mescolanza ardita di questo amore rustico per lo spettacolo e la passione già nobile per l’equitazione, residuo della loro vita passata, la famiglia fece costruire, nel centro cittadino bresciano, un teatro in legno adatto agli spettacoli equestri e a quelli di prosa. Nel 1873 tale struttura, ricostruita con maggior finezza, era già il centro prediletto della borghesia e il fulcro del divertimento e dello svago più immediato. QUANDO i Guillaume, nel 1903, decisero di vendere il loro simbolo di rinascita familiare ad alcuni sostenitori di questo progetto teatrale meno impegnativo, nacque il teatro Art Nouveau che oggi chiamiamo Sociale. Il Teatro Grande e il Teatro Sociale convissero pacificamente da quel momento, riuscendo a rappresentare e a soddisfare gusti e necessità differenti: mentre nel primo risuonano delicate arie classiche in ampi e aristocratici saloni, nel secondo lo spettatore riesce a sentirsi come ad una festa in raggiante stile liberty degna del grande Gatsby.
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