Capitano e goleador: Bisoli fa sognare il Brescia
Tre partite con lui in campo, nessuna sconfitta. In attesa che Diego Lopez rimetta la chiesa al centro del villaggio, con la coppia Donna-Torre finalmente e giustamente titolare, l’uomo del destino del Brescia si chiama Dimitri Bisoli. È bastato il suo ritorno perché la squadra aprisse la sua serie positiva stagionale più lunga. Il tutto con una partecipazione del capitano più che mai attiva. Se è vero (come è vero) che la B è un campionato in cui anche una serie di pareggi può avere grande valore, allora il Brescia è sulla strada buona verso la risalita. Se poi il tutto è condito da gol come quello segnato sabato al Venezia, le sensazioni sono anche migliori. Bisoli aveva ben cominciato ripresentandosi in Coppa Italia: eurogol in avvio, alla fine 3-0 e qualificazione contro il Perugia il 28 ottobre. Poi, in questi primi 238 minuti giocati in campionato, 78 con l’Entella (2-2), 90 con il Cosenza (vittoria 1-2), 70 con il Venezia (2-2), ha rimesso insieme i cocci di una carriera che era entrata in una fase critica per un incidente domestico. Undici gare da capitano in A, si era dovuto fermare per la lesione del tendine rotuleo. Infortunio delicato e fastidioso con una lunga riabilitazione e l’incertezza di un rientro convincente. Non per lui. Bisoli si è ripreso il Brescia in tempo zero ed è tornato quello di prima. Anzi. Più forte di prima. DI CERTO la categoria aiuta, ma Bisoli sembra essersi tolto di mezzo quelle difficoltà che in Serie A avevano fatto storcere troppe volte il naso. Chi come lui aveva sempre concluso la B con almeno 5 reti segnate, non poteva accontentarsi di un solo gol in massima serie. Troppo poco. Quel Bisoli era un giocatore sì generoso ma con meno qualità di quanta fosse lecito aspettarsi da lui. Uno di quelli che avevano pagato il salto di categoria, insomma. Ora il capitano del Brescia sembra essersi scrollato di dosso quella ruggine. Dal suo ritorno ha dimostrato di essere centrale non solo nella sfera caratteriale della squadra ma anche in quella del gioco. Da mezzala destra è stato ripetutamente pericoloso, innescato dai rapidi cambi di gioco dei compagni quando l’azione si sviluppava sulla sinistra. Ad oggi il suo inserimento da dietro sul giro palla rapido è una delle poche tracce codificate del gioco del Brescia. È una risorsa che può produrre gol e quindi punti. Come con il Venezia. L’esecuzione che ha portato al vantaggio contro i lagunari è qualcosa che merita un opportuno approfondimento. La palla di Dessena, senza nulla togliere alla generosità del giocatore, non era certo di quelle più invitanti. Casomai è stato un mezzo campanile sparato verso una zona di campo in cui si poteva provare a creare una situazione pericolosa. A Bisoli l’intuizione di trasformare quello spiovente in una conclusione diretta. Novantanove su cento, quelli sono palloni che vanno fuori o finiscono contro qualche gamba. Stavolta però non è stato così. Ed è giusto che sia arrivato quel gol. In altri tempi e altri contesti, Bisoli avrebbe provato il controllo per poi indirizzare la sfera su qualche compagno. L’idea di calciare è invece un paradigma del coraggio che in questo momento servirebbe al Brescia per uscire dalle secche. Serve quel genere di intraprendenza e di lucida follia per confermare tutto il bene che si dice di questa rosa. Non bisogna aspettare che le cose succedano ma è necessario decidere di farle succedere. È il confine tra chi prova a vincere (per dirla con Delneri) e chi poi alla fine vince davvero. Bisoli in questo è un esempio positivo. Averlo su questi livelli è una fortuna. Il resto lo faranno i suoi compagni, se messi in condizione di rendere a dovere. • © RIPRODUZIONE RISERVATA
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