«Galli era come un fratello: la sua morte è una mazzata»
Ha la voce affranta al telefono Egidio Salvi, bandiera biancazzurra (401 presenze): «Una botta tremenda la morte di Ernesto Galli - dice riferito all’ex portiere morto domenica a 75 anni per il Covid-19 -. Più che amici, eravamo fratelli. Ci sentivamo spesso, l’anno scorso ero andato a trovarlo a Vicenza. L’ultima telefonata risale a 2 mesi fa, negli ultimi giorni mi tenevo costantemente informato della situazione dalla moglie e dal figlio». Galli ha giocato nel Brescia dal 1967 al 1974 totalizzando 166 presenze: «Una pasta d’uomo, uno che sapeva stare in gruppo. Allora i bresciani erano tanti: oltre a me c’erano Guerini, Inselvini, Busi, Trainini, Botti. Ernesto era un tipo tranquillo, stava benissimo in compagnia. Non amava gli scherzi, tutto il contrario di un altro veneto, Zigoni, che ho avuto nei miei ultimi anni di carriera e ne inventava di ogni tutti i giorni». Salvi descrive così il portiere Galli: «Aveva un fisico da Rambo, tra i pali era molto reattivo. Se devo paragonarlo a un giocatore di oggi, direi Donnarumma sia per la stazza che per le caratteristiche tecniche». Galli parava senza guanti. «Non li sopportava proprio - assicura Salvi -, d’inverno per ripararsi dal freddo metteva quelli di lana. E su certi campi fangosi e inzuppati per la pioggia, i palloni cuciti con il filo e con la camera d’aria, pesavano un quintale. Oggi i portieri hanno i guanti speciali per tutte le condizioni, i palloni sono leggeri come piume, volano. Eh sì, il nostro era proprio un altro calcio». Dopo gli allenamenti Salvi, Galli e buona parte della squadra andavano a rilassarsi «nella sauna del mitico Primo, in piazza Tebaldo Brusato. E la sera, spesso, si cenava alla Mezzeria di via Trieste dove si incontravano i giocatori del Rugby Brescia: in particolare ricordo Cornwall». La conclusione è amara: «La scomparsa di Galli è una mazzata tremenda: maledetto virus!». • © RIPRODUZIONE RISERVATA
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