«Brescia? Da bresciano maglia pesante»
Ancora un super ospite per le riunioni Zoom del Concesio: dopo l’incontro con Francesco Galuppini, capocannoniere in Serie C con il Renate, i ragazzi del settore giovanile triumplino hanno avuto l’occasione di chiacchierare virtualmente con Stefano Minelli, altro grande protagonista del mondo calcistico bresciano. Rezzatese classe ’94, Minelli ha difeso la porta del Brescia dal 2013 al 2019, indossando la casacca biancazzurra in 134 occasioni. Poi una stagione e mezza a Padova, fra Serie B e C. FINO ALLA PROSSIMA avventura, che potrebbe scattare a breve, fra qualche giorno: «Sono quasi alle visite mediche – conferma trepidante il portiere –: al momento, per scaramanzia, preferisco ancora non anticipare niente. Se non che tornerò in B». Meglio concentrarsi, allora, sulle bellissime emozioni vissute con la squadra del cuore: «Ho esordito con il Brescia giovanissimo, a 20 anni - racconta orgoglioso -: non è stato facile gestire la pressione. Emblematicamente l’ultima partita giocata è stata quella contro l’Ascoli, con la salvezza conquistata sul filo di lana: ho chiuso il cerchio». Poi le incomprensioni e gli ultimi mesi da separato in casa, fino al passaggio al Padova nel gennaio 2019: «Giocare al Brescia da bresciano non è stato facile - riflette Minelli -: forse l’ho vissuto con troppa tensione. Al debutto coi biancorossi ho pure parato un rigore a Pazzini: un’emozione immensa». Qual è la caratteristica imprescindibile per un portiere? «L’umiltà - spiega con sicurezza -: serve lavorare a testa bassa. In campo, poi, è necessario mostrare un po’ di spavalderia. Ma dietro le quinte non bisogna mai perdere la pacatezza». La parata più bella? Minelli, con l’animo, ritorna a quella sera di Ascoli del 18 maggio 2018: «Ci fu una situazione concitata in mischia - ricorda -: dopo un batti e ribatti sono riuscito a bloccare la palla con un grande colpo di reni. Forse non la più bella, certamente la più importante». Il portiere preferito? «Il mio idolo è Julio Cesar, quando giocava all’Inter lo adoravo - confessa ai ragazzi del Concesio -: come me, il brasiliano non faceva dell’altezza il suo punto di forza. Aveva però un’esplosività fuori dal comune, che gli permetteva di fare la differenza rispetto a tutti gli altri». • © RIPRODUZIONE RISERVATA
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