L’INTERVISTA

Il grande amore
di Luisa Corna
«La musica, la mia dimensione»

di CLAUDIO ANDRIZZI
Il suo ritorno con «Le cose vere» «Un lavoro che segna un approccio più maturo all’attività discografica. La tv? Ho fatto un passo indietro»
Luisa Corna: per pubblicare il suo disco ha messo in stand-by la carriera televisiva
Luisa Corna: per pubblicare il suo disco ha messo in stand-by la carriera televisiva
Luisa Corna: per pubblicare il suo disco ha messo in stand-by la carriera televisiva
Luisa Corna: per pubblicare il suo disco ha messo in stand-by la carriera televisiva

Luisa Corna torna in scena per celebrare «Le cose vere»: questo il titolo del terzo album per la showgirl di Palazzolo, disponibile da poche ore in digitale (a 11 anni dal precedente «Non si vive in silenzio») con un carico di 10 tracce, collaborazioni prestigiose ed una «Tutto e niente» firmata dal team bresciano Amati&Vaccaro.«So che non è il periodo più idoneo per proporre progetti, ma alla fine ho deciso di rompere un lungo momento di stallo per iniziare il nuovo anno sotto il segno della musica - racconta la cantante -. Rimango convinta che anche nelle difficoltà sia importante continuare ad avere degli orizzonti, delle prospettive».

Com'è stato il suo 2020?
Un anno ovviamente al di fuori da ogni aspettativa: quando è scoppiato il primo lockdown ero in Puglia e sono rimasta bloccata lì. Con la seconda ondata invece sono tornata a Palazzolo da mia mamma e mia sorella, avevo bisogno di stare un po' di tempo con la mia famiglia. Ma ho sempre cercato di guardare al futuro, nella speranza che le cose prima o poi sarebbero migliorate.

Quale la cifra stilistica del disco?
È un lavoro che rappresenta un approccio più maturo alla musica, da sempre il mio primo grande amore: una passione che è tornata a ricoprire una dimensione predominante sulla mia attività di conduttrice televisiva, rispetto alla quale ho fatto un passo indietro per dedicarmi a quello che sento più affine alle mie corde.

Nell'album ben tre brani con Sananda Maitreya, il Terence Trent D'Arby che spopolò negli anni '80: com'è nata la partnership?
Nel 2017 grazie a sua moglie sono stata invitata a collaborare al suo triplo cd «Prometheus & Pandora», partecipando anche al tour da cui arrivano le versioni live di «Delicate» e «She's sad», oltre ad un duetto in «I don't know how to love» da Jesus Christ Superstar. Che posso dire? Sananda è un artista grandioso, l'ho sempre amato alla follia e cantare con lui mi riempie di orgoglio.

Nel video di «Noches in Baires» anche un mito del calcio come Javier Zanetti...
Avevo questo brano che Natalio Mangalavite ha dedicato a Buenos Aires: ho pensato subito che per dare il giusto imprimatur ci volesse un argentino Doc, quindi ho sentito la moglie di Xavier e lui ha detto sì. Del resto per un'interista sfegatata come me non poteva esserci altra scelta...

Ha da poco annunciato un concerto per il 27 aprile a Rimini con Annalisa Minetti...
Una grande amica, ma anche una donna che stimo tantissimo sia dal punto di vista umano che professionale. Quando mi ha contattata proponendomi questo live con un gruppo di grandi musicisti ho accettato subito: non so dire se poi le condizioni ci consentiranno effettivamente di farlo, ma avere questa prospettiva mi dà la sensazione che qualcosa stia finalmente cambiando.

Quanto le manca il palco?
Tantissimo, il contatto con la gente è fondamentale. Spero si possa riprendere presto: magari ci vorrà un po' di tempo per tornare come prima, ma credo che con un po' di attenzione le cose si possano fare. Spero che i progressi della scienza ci consentano di cominciare a convivere con il virus e di tornare ciascuno a fare il proprio lavoro: è una sfida che dobbiamo assolutamente vincere.

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