IL RAPPORTO Lo studio Ismea - Qualivita conferma l’importanza del comparto, alle prese ora con la sfida-Covid

Agroalimentare, dinamismo e qualità conquistano l’estero

di Adriano Baffelli
Grazie all’agricoltura si ottengono sempre più prodotti certificati con caratteristiche eccellenti utili per l’alimentazione umana: un made in Italy apprezzato anche nel mondo Foto di Josh Mills by UnsplashAgroalimentare  no-limits (Unsplash)
Grazie all’agricoltura si ottengono sempre più prodotti certificati con caratteristiche eccellenti utili per l’alimentazione umana: un made in Italy apprezzato anche nel mondo Foto di Josh Mills by UnsplashAgroalimentare no-limits (Unsplash)
Grazie all’agricoltura si ottengono sempre più prodotti certificati con caratteristiche eccellenti utili per l’alimentazione umana: un made in Italy apprezzato anche nel mondo Foto di Josh Mills by UnsplashAgroalimentare  no-limits (Unsplash)
Grazie all’agricoltura si ottengono sempre più prodotti certificati con caratteristiche eccellenti utili per l’alimentazione umana: un made in Italy apprezzato anche nel mondo Foto di Josh Mills by UnsplashAgroalimentare no-limits (Unsplash)

Il rapporto Ismea - Qualivita 2020 (ultimo al momento disponibile) sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane Dop (Denominazione di origine protetta), Igp (Indicazione geografica protetta) e Stg (Specialità tradizionali garantite), realizzato con il coordinamento scientifico di Mauro Rosati della Fondazione Qualivita e di Fabio Del Bravo per Ismea, consente, oltre che di conoscere l’andamento del settore, alcune considerazioni alla luce delle pesanti ricadute legate all’affetto della pandemia.

Un effetto che potrebbe condizionare anche il futuro prossimo del sistema produttivo Dop e Igp, in particolare in una provincia come quella bresciana particolarmente ricca di qualificate e, in alcuni casi, eccellenti produzioni a Denominazione d’origine. Per i ricercatori di Ismea - Qualivita «il 2019 potrebbe segnare la fine di una lunga fase nella quale lo sviluppo delle filiere dei prodotti a Indicazione geografica è stato gradualmente trainato da fattori specifici appartenenti alla natura stessa dei prodotti e da modelli organizzativi di valorizzazione territoriale. All’inizio del 2020, in contemporanea all’esplosione della pandemia conseguente al Covid-19, ha anche trovato concretizzazione un processo di riscrittura del modello di competitività dei sistemi alimentari sulla base di obiettivi ambiziosi fissati a livello comunitario in tema, ad esempio, di sostenibilità». Un processo, come è facile comprendere, che proprio dai primi mesi dell’anno scorso ha subìto un’improvvisa accelerazione considerati i disastrosi effetti economici e sociali causati dal Covid-19. Gli analisti hanno rilevato che, dopo il crollo dell’economia globale nel secondo trimestre 2020, nei tre mesi successivi lo scenario macroeconomico è migliorato grazie al temporaneo e illusorio affievolirsi della morsa della pandemia, ma già da ottobre, con la risalita dei contagi, la situazione è nuovamente peggiorata. Il Fondo Monetario Internazionale ha stimato una flessione del Pil mondiale nel 2020 del -4,4%, prospettando un recupero del 5,2% nel 2021. Da segnalare che in Italia il calo del Pil lo scorso anno 2020 è stato dell’8,8%, alla fine una situazione risultata migliore del previsto grazie alla forte ripresa dell’economia registrata nel terzo trimestre. In tale scenario il valore aggiunto del settore primario, dopo aver chiuso il 2019 con un calo del -1,7% sul precedente, ha continuato a diminuire nella prima metà del 2020 (-3,7% sul I semestre 2019). La stima preliminare dei conti economici dell’agricoltura per lo scorso anno da parte dell’Istat, indica un forte calo di produzione e valore aggiunto. Più precisamente, nel 2020 la produzione dell’agricoltura si è ridotta del 3,3% in volume. Il valore aggiunto lordo ai prezzi base è sceso del 6,1% in volume e le unità di lavoro sono diminuite del 2,4%. Inoltre, la pandemia da Covid-19 ha pesantemente colpito le attività secondarie (-18,9%), che comprendono agriturismo, servizi connessi all’agricoltura (-3,8%) e florovivaistica (-8%). Si è ridotta la produzione di olio (-18%), coltivazioni industriali (-2,2%) e vino (-1,9%). Solo il comparto zootecnico registra un andamento positivo (+0,3%). Bisogna aggiungere che, nel 2020, il settore non è stato risparmiato dalle anomalie meteorologiche: hanno contribuito a compromettere le campagne della frutta estiva e di alcune orticole. A ciò si è aggiunta una dinamica negativa dei prezzi dei prodotti zootecnici, soprattutto nel secondo e nel terzo trimestre, nonché una campagna olearia che a causa di diversi elementi ha portato a un calo del 30% della produzione. Per quanto riguarda le fasi di prima e seconda trasformazione industriale, negli ultimi anni, l’alimentare è stato uno dei settori più dinamici dell’economia nazionale: nel 2019, l’indice della produzione industriale del settore ha registrato un andamento migliore rispetto al manifatturiero, chiudendo l’anno con un +3% sul livello del 2018, la variazione più alta tra tutti i comparti di attività economica. La pandemia ha interrotto anche questa performance positiva e, nei nove mesi del 2020, la produzione alimentare è diminuita del -2,2% su base annua, un calo comunque di gran lunga inferiore al -15,3% del manifatturiero nel complesso.

Lo studio di Ismea – Qualivita sull’effetto del Covid indica che le dinamiche della produzione industriale sono risultate coerenti con quelle dell’export agroalimentare che, nel 2019, ha toccato i 44,6 miliardi di euro, +5,3% sul 2018 e +85% rispetto al periodo precedente la crisi economica mondiale del 2008/09. «L’Italia rappresenta il 2,8% dell’export mondiale di tutte le merci, quota che sale al 3,2% per l’agroalimentare. Quest’ultimo segmento si è dimostrato più dinamico, con un incremento del 21% negli ultimi 5 anni» (2019 rispetto a 2015) «contro il +16% dell’export totale. Nel 2020 - si legge fra il resto nell’analisi - l’impatto della pandemia sull’export agroalimentare si è tradotto in un rallentamento della crescita che, nei primi nove mesi del 2020, su base annua, è stata pari a +2,8%».

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