LA CANTINA

Lazzari «racconta» in bottiglia un territorio che non ha tempo

di Adriano Baffelli
«Siamo viticoltori e viticultori dal 1890, per amare davvero i nostri suoli dobbiamo fare in modo che si esprimano al meglio nelle produzioni»
Vendemmiatori in compagnia di Davide Lazzari, primo a sinistra nell’immagine. Alle loro spalle il campanile di San Lorenzo da cui prende il nome uno dei broli dell’aziendaUna fase della potatura al tramonto
Vendemmiatori in compagnia di Davide Lazzari, primo a sinistra nell’immagine. Alle loro spalle il campanile di San Lorenzo da cui prende il nome uno dei broli dell’aziendaUna fase della potatura al tramonto
Vendemmiatori in compagnia di Davide Lazzari, primo a sinistra nell’immagine. Alle loro spalle il campanile di San Lorenzo da cui prende il nome uno dei broli dell’aziendaUna fase della potatura al tramonto
Vendemmiatori in compagnia di Davide Lazzari, primo a sinistra nell’immagine. Alle loro spalle il campanile di San Lorenzo da cui prende il nome uno dei broli dell’aziendaUna fase della potatura al tramonto

Poco più di dieci chilometri quadrati racchiusi in un rettangolo irregolare, che misura circa due chilometri e mezzo da Nord a Sud e poco più di quattro tra Ovest e Est, suddivisi tra i comuni di Capriano del Colle e Poncarale, con al centro l’altipiano del Monte Netto, lambito dal fiume Mella, con un’altitudine media di circa 130 metri. I numeri riassumono superficie e confini dell’area di produzione del Capriano del Colle Doc: la vinificazione si può effettuare, oltre che nel comprensorio, anche nel territorio di Flero sulla base di consolidate tradizioni e rapporti tra i paesi, in particolare tra proprietari e conduttori di vigneti. «Vogliamo dare identità e dignità a questo territorio ancora poco conosciuto - esordisce con convinzione il 33enne Davide Lazzari, impegnato nell’omonima cantina - continuando un’attività che la nostra famiglia, radicata su questa terra, pratica da quattro generazioni». La vigna «Le Brede» era proprietà del bisnonno paterno, Pasquale, che costruì la cascina a Capriano del Colle dove ora si trova la cantina Lazzari. Vigna Feniletti, invece, apparteneva all’altro bisnonno, papà di nonna Maria, che sarebbe diventata moglie di uno dei figli di Pasquale, Fausto, classe 1932, colonna dell’azienda, al quale è dedicato un bianco di particolare carattere, con componente preponderante di uve Turbiana in surmaturazione e l’apporto di Chardonnay. Ai due vigneti richiamati si aggiunge il Brolo di San Lorenzo. Insieme ad altri appezzamenti, condotti in affitto, sono 14 gli ettari lavorati: 8,5 in produzione completa, i restanti in conversione microbiologica, oppure troppo giovani o in fase di ripiantumazione. «Siamo viticoltori e ‘viticultori’ dal 1890», dice con orgoglio Davide Lazzari, nipote di Fausto, impegnato con i familiari Giordano, Giovanni, Dario e il nonno nella conduzione di vigneti e cantina. Nei momenti topici della vendemmia ci si avvale dell’apporto di braccia esterne. Di rilievo e apprezzata è la consulenza dell’agronomo Angelo Divittini, per gli aspetti agronomici ed enologici. In sinergia con il professionista la cantina ha approfondito negli ultimi anni la biodiversità microbica dei suoli, anche sulla base delle risultanze scientifiche sulla misurazione degli antropodi nel terreno: indicano come il suolo con maggiore vitalità sia quello dove si pratica la coltivazione biologica. Non solo, ricerche in varie aree nazionali portano a un risultato univoco: sono proprio tali suoli a regalare i vini migliori. La convinzione dei Lazzari è che questi ultimi si ottengano partendo da rigorose scelte in vigneto, iniziando da rese limitate e con pochi o nulli interventi di cantina. Gli studi liceali, premessa a una laurea in Economia e commercio, utile oggi nella gestione dell’azienda, insieme a una profonda passione per la vitivinicoltura e per il territorio, si percepiscono dai ragionamenti e dalle riflessioni di Lazzari. Confessa che, da adolescente, come succede in molti casi, non voleva fare quel che facevano i genitori. La scoperta del valore culturale del vino, i messaggi intrecciati anche a territorio e turismo, le emozioni trasmessi da una bottiglia, risalgono alla metà del percorso universitario ora prossimo al traguardo: è ormai terminata una tesi imperniata sull’approccio al mercato delle piccole realtà vitivinicole. Uno dei suoi concetti preminenti riguarda il linguaggio del territorio, con il quale «parla» ogni singola bottiglia di vino prodotta. Ricorda gli approfondimenti di Agostino Gallo, agronomo del Rinascimento che a Poncarale, due chilometri da qui, conduceva studi, anche sulla vite, che rimangono pietre miliari del settore. Sottolinea che Gallo avesse compreso a metà del Cinquecento che in zona si coltivasse il Marzemino, definito da Lazzari «un marcatore culturale di tutti i territori dominati dalla Serenissima». Scrisse lo studioso: «Lodo le uve marzamine, che fann’i graspi lunghi, e i grani grossi, per abondar di vino gentile, che tien dell’amabile, ma carico di colore, il quale si accomoda con ogni altro». Il Capriano del Colle ha ottenuto il riconoscimento della Doc (Denominazione di origine controllata) nel 1980. Nel 2020 la cantina Lazzari ha commercializzato 45.400 bottiglie, 29.800 di rosso, le restanti suddivise tra bianco, la maggioranza, e un Metodo classico millesimato con uvaggio Chardonnay al 100%, proposto con l’etichetta Adamah, la terra da cui trae origine l’uomo come indicato nella Genesi. Un omaggio al suolo, all’argilla del Montenetto che con le cure agronomiche conferisce allo Chardonnay una precisa forma. Tra i banchi il Bastian contrario, vitigno Turbiana al 100%, in tiratura limitata con bottiglie numerate a mano. Tra i rossi, il Berzamì, Marzemino in purezza; l’Adagio, Marzemino al 50% e un mix di Sangiovese, Merlot e Barbera; il Riserva degli angeli, con il 60% del Marzemino, e l’apporto di Merlot, Sangiovese e Cabernet Sauvignon per un vino che i produttori considerano un simbolo delle grandi potenzialità del territorio. «Per amare davvero i nostri suoli - conclude Lazzari - dobbiamo permettere loro di raccontarsi al meglio in bottiglia». •. © RIPRODUZIONE RISERVATA