L’ANALISI

Calze, il distretto made in Bs «tiene» con numeri da podio

di Adriano Baffelli
Il Distretto della calzetteria femminile e maschile è sviluppato nell’Alto Mantovano e nel Bresciano: la provincia occupa una posizione di rilievo nel contesto nazionale
Il Distretto della calzetteria femminile e maschile è sviluppato nell’Alto Mantovano e nel Bresciano: la provincia occupa una posizione di rilievo nel contesto nazionale
Il Distretto della calzetteria femminile e maschile è sviluppato nell’Alto Mantovano e nel Bresciano: la provincia occupa una posizione di rilievo nel contesto nazionale
Il Distretto della calzetteria femminile e maschile è sviluppato nell’Alto Mantovano e nel Bresciano: la provincia occupa una posizione di rilievo nel contesto nazionale

•• Il polo bresciano della calzetteria resiste in un mercato da anni profondamente condizionato da un contesto globale che ha visto spostare sempre più il baricentro produttivo verso il Far East. Storicamente considerato come sottoinsieme del sistema della calzetteria dell’Alto Mantovano, rispetto alla provincia virgiliana, dove a prevalere sono le proposte al femminile (collant), il distretto bresciano è tipicamente orientato al maschile.

Una suddivisione di fondo che comporta altre differenze: a realizzare i collant sono soprattutto imprese di media e grande dimensione. Viceversa, le calze da uomo nascono prevalentemente in piccole realtà artigianali. Situazioni che sono causa ed effetto di un’altra distinzione, legata alla quantità di prodotto immessa sul mercato, con grandissimi numeri a Mantova e volumi decisamente più contenuti a Brescia. Al tempo stesso, però, bisogna evidenziare che, per una serie di circostanze, il mercato dei collant è maturo e, potremmo dire, stanco, a differenza da quello maschile in decisa controtendenza e particolarmente vivace. «Dai dati emersi da una ricerca del Cersi, Centro di ricerca per lo sviluppo imprenditoriale dell’università Cattolica del Sacro Cuore, alla quale abbiamo collaborato attivamente, possiamo indicare un rapporto medio da 1 a 10 tra le due realtà», spiega Alessandro Gallesi, presidente di Adici, l’Associazione distretto calza e intimo di Castiglione delle Stiviere, comune dell’Alto mantovano che molto sente l’influsso bresciano. Per capire consistenza del comparto della calza e, possibilmente comprendere quale futuro lo attende, sia in terra bresciana sia in quella mantovana, è utile il confronto anche con Davide Bonassi, direttore del Csc Centro servizi impresa, che ha sede a Castelgoffredo ed è presieduto da Massimo Bensi.
Come ricorda Bonassi, «la storia dell’ultimo cinquantennio registra un rapporto stretto tra i due territori, limitrofi, diversi ma sinergici», aggiungendo una considerazione che riguarda la presenza di player di rilievo mondiale del meccanotessile in terra bresciana. «Lonati non sarebbe diventato Lonati senza il Distretto della calzetteria e viceversa», aggiunge. Il confronto diventa anche un’occasione per sollecitare le istituzioni a far sì che il settore bresciano della calzetteria maschile possa godere della stessa attenzione e dello stesso supporto riservato in terra mantovana alla produzione per il mondo femminile. Ad iniziare dai dati bresciani, di difficile reperimento, a differenza di quanto accade per quelli relativi alla produzione destinata all’universo femminile in terra mantovana. Un supporto, in questo caso, arriva dai dati Aida 2019, che consentono di indicare le venti principali società di capitali bresciane attive nella fabbricazione di articoli di calzetteria in maglia. Ad aprire la classifica la Vmc srl di Gottolengo, con un fatturato di 30 milioni e 749 mila euro, un valore aggiunto di 3.242.831 euro e un ebitda 798.519. Segue la Gallo spa di Desenzano del Garda, con ricavi pari a oltre 22 milioni di euro, 9.639.642 di euro valore aggiunto e un’ebitda di 1.599.965 euro. Terza piazza per il Calzificio Ilary srl di Visano, fatturato pure di oltre 22 milioni di euro, 3.950.020 euro di valore aggiunto e un ebitda di 1.143.928 euro. Seguono, con l’indicazione dei rispettivi fatturati: Ciocca spa di Quinzano d'Oglio, 16.071.225 euro; Viola Calzificio spa di Acquafredda 6.166.626 euro; Aris Calzificio srl di Acquafredda 5.954.921 euro; Calze Ileana spa di Carpenedolo 5.794.322 euro; Mico Sport spa di Brescia 5.447.047 euro; Stori B & C srl di Desenzano del Garda 4.517.924 euro; Facenti srl di Bagnolo Mella 4.497.909 euro; Calzificio Prisco spa, Lograto, 3.987.574 euro; W - Z International srl di Botticino 3.752.145 euro; Nuova Calze Regia srl di Nuvolento 3.595.500 euro; Calzificio Bonadei srl di Ospitaletto 3.137.680 euro; C & L D srl di Borgo San Giacomo 2.710.747 euro; Calzificio Braga srl di Borgosatollo 2.450.562 euro; Primavera International srl di Acquafredda 2.084.078 euro; Calzificio Rover srl di Acquafredda 1.931.740 euro; Calzificio Monica srl di Botticino 1.759.487 euro; North Tex srl di Coccaglio 1.731.822 euro.

Una elaborazione del Centro studi di Confindustria Brescia (dati 2018) su dati Istat, in merito alla produzione di articoli di calzetteria in maglia, registra il seguente ranking delle province italiane: al primo posto Mantova con 221 unità locali e una quota del 31,3%. Al secondo posto Brescia con 201 realtà e il 28,5%. Terza Lecce con 104 unità e il 14,7%. Molto staccate le altre province: Varese, 18 realtà e il 2,5%; Milano 15 e il 2,1%; Treviso 14 sedi e il 2,0%; Cremona, 11 e l’1,6%; Bergamo 10 e l’1,4%; Firenze 8 e l’1,1%; Monza e Brianza, 7 con l’1,0%. Altre province, 97 unità e il 13,7%. Il totale Italia evidenzia 706 realtà. Per quanto concerne gli addetti la provincia di Brescia è seconda alle spalle di Mantova: con 1.510 attivi nel settore ha un «peso» del 19,3%, mentre la limitrofa provincia conta 4.177, con il 53,5%. A notevole distanza Lecce, Teramo, Milano.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA