L'ANALISI

Il «paradosso» del 2021: export e ricavi boom, margini a rischio

di Adriano Baffelli
Pesano gli incrementi dei prezzi di materie prime, energia elettrica e gas e le difficoltà nel trasferire i maggiori costi sui valori finali dei prodotti

Il 2021 si chiude all'insegna di un evidente paradosso: mai come nell'ultimo periodo sono aumentati i fatturati e l'export del settore manifatturiero, eppure prevalgono le preoccupazioni delle quasi totalità delle imprese sulla tenuta della marginalità, sempre più a rischio per i rialzi dei costi delle materie prime e dell'energia, sia corrente elettrica sia gas. Una situazione confermata dai dati elaborati da Confindustria Brescia sull'andamento del settore metalmeccanico nei nove mesi dell'anno corrente, con ricavi cresciuti del 14% nei confronti dei livelli del 2019. Per le imprese del metallurgico l'incremento è addirittura del 18 per cento. Sul fronte dei rincari, diventa sempre più difficile trasferirli sul prezzo finale di vendita delle produzioni. L'andamento positivo è confermato dalla diminuzione dell'utilizzo dell'ammortizzatore sociale principe, insieme ora al reddito di cittadinanza, la Cassa Integrazione, che tra gennaio e ottobre di questo esercizio si è contratta del 63% sullo stesso periodo del 2020. La presidente del Settore Meccanica di Confindustria Bs, Gabriella Pasotti, si vede costretta a segnalare la duplice pesante difficoltà legata all'allarmante aumento dell'energia elettrica e del gas. Incremento che affianca la vertiginosa crescita degli oneri relativi alle materie prime. Peraltro, in molteplici casi introvabili o, ben che vada, disponibili solo dopo lunghissimi tempi d'attesa. Il tutto mentre continua a crescere la domanda, in particolare quella dei mercati esteri, conferma indiretta anche della mutata visione di osservatori e operatori nei confronti dell'Italia. I margini si assottigliano, crescono le incertezze, diventate talmente profonde da riuscire a minare le prospettive che per altri versi avrebbero indotto alla fiducia nei confronti del futuro immediato e prossimo. Cresce la richiesta del mondo produttivo di un intervento sollecito della politica, la stessa Pasotti auspica che Confindustria sottopongo il tema al Governo per trovare una soluzione urgente prima che il tempo sia scaduto. Da parte sua, anche Giovanni Marinoni Martin, presidente del settore Siderurgia, Metallurgia e Mineraria dell'associazione imprenditoriale di via Cefalonia, evidenzia come il rialzo dei fatturati delle aziende sidermeccaniche sia in buona parte legato ai costi energetici e delle materie prime. Minore, invece, sarebbe l'impatto sull'incremento dei fatturati prodotto dalla spinta propulsiva dei consumi. Per il presidente dei metallurgici bresciani, l'aumento dei fatturati trainato dai costi vuol dire stagflazione, con un effetto negativo sull'economia che dispiegherà appieno la sua nefasta portata «quando tali forti aumenti dei costi verranno scaricati a valle sull'inflazione, andando ad erodere il potere di acquisto delle famiglie. Occorre quindi prudenza nel festeggiare sul rimbalzo dei fatturati», è il preoccupato commento di Marinoni Martin. La denuncia delle imprese trova riscontro nelle quotazioni delle principali commodity metallurgiche rilevate nei mercati internazionali. «A titolo d'esempio - si legge nel documento diffuso da Confindustria Brescia - l'indice Lmex, che racchiude in un solo valore le quotazioni dei principali metalli non ferrosi scambiati alla borsa di Londra» (alluminio, nichel, piombo, rame, stagno e zinco) si attesta poco al di sotto dei massimi storici (4.350 la quotazione media nella settimana n. 49), rilevando un incremento del 91% dai minimi del 2020 e del 26% nel solo 2021. Allo stesso tempo, la crescita rispetto alla media del triennio 2017-2019, preso a riferimento come la «normalità pre-Covid», è pari al 45 per cento. Una situazione non dissimile da quella lombarda e delle altre aree produttive più avanzate d'Europa. Da segnalare, in terra lombarda e delle altre aree del Nord, come la forte ripresa acceleri il ritorno alla normalità, evidenziata anche dalla nascita di nuove imprese. In generale, l'industria mantiene prospettive favorevoli ma con rischi crescenti dalle catene di approvvigionamento. Il rimbalzo in corso è consistente e batte nuovamente le attese. Nello scenario recentemente analizzato da Prometeia - e proposto dal portale www.genioimpresa.it - è rivista ancora al rialzo: +6,4% la crescita di Pil prevista per il 2021 in Lombardia (dal 5,4% stimato a luglio). L'accelerazione significativa, tuttavia, permetterà un ritorno sui livelli pre-Covid non già quest'anno (ancora del -3,4% il gap) ma nel 2022. Le differenze a fine 2021 e i tempi del recupero sono molto simili anche per Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, nonché per il totale nazionale, a dimostrazione di una reattività diffusa del sistema economico italiano e di ripresa sostanzialmente allineate. Come già osservato in precedenza, anche i bilanci della pandemia nel 2020 delle principali regioni produttive italiane si mostrano uniformi: la Lombardia, come Emilia-Romagna, Veneto Piemonte e totale nazionale, registra una caduta di Pil intorno al 9%. I nuovi dati regionali di confronto europeo, al contrario, mostrano profonde differenze. . © RIPRODUZIONE RISERVATA