«L'imprenditore: attore fondamentale dell’economia o un cinico orientato solo al profitto?». Le risposte al quesito sono da meditare con attenzione, almeno per BresciaInnova, nata per offrire approfondimenti sulle aziende bresciane e sulle persone alla loro guida. Come evidenziato presentando l’iniziativa, questo spazio, oltre ai numeri, presta attenzione a intuizioni, dedizione, impegno e inventiva delle imprenditrici e degli imprenditori. Va segnalato che la pandemia ha fatto emergere un diffuso sentimento di contrarietà all’impresa, che in realtà si percepiva da tempo. Paradossalmente, proprio in una fase in cui c’è un grande bisogno di capacità imprenditoriale e di aziende consapevoli del loro ruolo sociale, oltre che economico. Inoltre, è necessario favorire continuità alla ripresa e una nuova modalità di sviluppo, più sostenibile e inclusivo. Serve tutta la determinazione di chi, nonostante gli ostacoli e le molte inefficienze del sistema, ha la forza di innovare, creando occupazione. La domanda, apparentemente retorica, che apre questo articolo è tutt’altro che peregrina e connotava la presentazione di un’approfondita ricerca sull’immagine sociale degli imprenditori, vista dagli associati di Confindustria Brescia e dalla popolazione del territorio. L’iniziativa, chiamata progetto «ELI-Essere l’impresa», disegnato e attuato dal gruppo LE Imprenditrici di Confindustria Brescia, ha evidenziato anzitutto l’ampia differenza esistente tra la percezione che i cittadini hanno degli imprenditori e quella di questi ultimi riguardo al proprio ruolo economico e sociale. La ricerca e l’elaborazione dei dati raccolti sono state affidate a Nomesis, società bresciana attiva in ricerche e soluzioni di marketing: ha intervistato milletrecento titolari d’impresa e un migliaio di bresciani. L’indagine ha restituito l’immagine sociale degli imprenditori, prevalentemente convinti che la loro autorealizzazione sia una componente di particolare rilievo e prevalente rispetto al possedere ricchezza. Visione diversa quella registrata tra la popolazione, tra la quale quasi il 20% è convinto che in realtà sia il denaro a motivare un capitano d’industria più che l’autorealizzazione nel lavoro. Il concetto che «senza impresa non ci sarebbe lavoro» è condiviso dal 36,8% della popolazione e dal 71% degli imprenditori. Il 45,4% della popolazione è convinta che gli imprenditori pensino solo a se stessi, mentre nessuno degli associati a Confindustria Brescia ha fornito tale risposta. Tra gli obiettivi conoscitivi figuravano concetti quali: chi siamo e come ci vedono i cittadini: rispecchiamento o gap d’immagine? In quale contesto operiamo? Ed ancora, perché nonostante tutto vogliamo fare impresa? La nostra associazione: come la vorremmo? Quali valori sono alla base della nostra identità imprenditoriale? Tra i principali temi affrontati, la percezione dell'utilità sociale della figura dell'imprenditore, che ha registrato un voto - su una scala tra uno, per nulla utili e dieci, molto utili - di 7,8 tra la popolazione, e di 9,3 tra gli associati, alle spalle di medici, operai e insegnanti. Per quanto riguarda le caratteristiche personali degli imprenditori, vengono visti e si vedono come «determinati» dal 54,9% della popolazione sondata, dall’80,9% tra gli associati, «motivati» e «pronti alle sfide». Che lo Stato agisca come un ostacolo è una convinzione sulla quale concordano sia imprenditori associati a Confindustria Brescia sia gli intervistati che rappresentavano un campione sociale: ne sono convinti il 79,8% della popolazione e il 90,2% degli iscritti all’organizzazione imprenditoriale ora presieduta da Franco Gussalli Beretta. Le cause sono legate a burocrazia e tasse e, ma solo per gli imprenditori, alla scarsa cultura d’impresa. I dati emersi dalla ricerca permettono di capire con chiarezza quale sia la reale distanza esistente tra la percezione che gli imprenditori hanno di sé e l’immagine sociale che emerge dalla comunità dei cittadini. Una differenza ben più consistente di quanto si potesse immaginare. Una consapevolezza che può amareggiare, ma è utile per definire azioni efficaci per modificare lo stato di fatto. Se Confindustria Brescia è pronta a farsi parte attiva per far conoscere meglio il valore sociale, oltre che economico dell’impresa, aumentandone la percezione nell’opinione pubblica, nello specifico, Renata Pelati e Daniela Bandera, tra le coordinatrici di «LE Imprenditrici», credono che dai dati si possa iniziare per individuare solide strategie di rappresentanza e avviare iniziative coerenti. Il versante imprenditoriale è cosciente che, per molti, gli imprenditori sono sì utili, ma nella loro percezione lo sono meno di quanto lo siano insegnanti, medici e operai. «Il progetto sarà utile e vincente se, da parte di tutti gli imprenditori associati, ci sarà collaborazione, come c’è stata nella fase di raccolta dei dati: un aspetto fondamentale, questo, perché se vogliamo essere riconosciuti, dobbiamo innanzitutto riconoscerci», ha sostenuto Michele Lancellotti, delegato dall’associazione a supervisionare l’iniziativa.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA