LA STRUTTURA

L’accoglienza e l’umanità per sanare le ferite dell’anima

Relazioni, regole e attività sono gestite dall’ordine religioso impegnato a sostenere chi ha bisogno

L’Istituto Palazzolo è una piccola città nella città. Un delicato ecosistema di relazioni, regole e attività gestito dalle suore delle Poverelle, ordine religioso che si rifà al carisma di san Luigi Palazzolo. Presenti a Brescia dal 1876, oggi coordinano una struttura per un totale di 75 ospiti, in cui entrando si respira umanità. Oltre al centro di pronto intervento per mamme con bambini Il Faro, la compagine comprende numerose strutture di accoglienza, pensate per sanare ogni genere di ferita dell’animo. Ci sono le due comunità educative residenziali, la Sorgente e il Ponte, che ospitano bambini da 0 a 11 anni e bambine da 0 a18 anni. Qui i minori separati dai genitori per i motivi gravi valutati dall’autorità giudiziaria sono accolti, trovano una casa confortevole, educatori e volontari pronti a prendersi cura di loro in un percorso non certo facile da accettare. Per i minori ci sono anche i centri diurni Fare P-arte e Di-vento, che accolgono bambini e bambine nella fascia d’età delle scuole elementari e medie con situazioni familiari borderline, per seguirli dopo la scuola, pranzare, fare i compiti, valorizzare il tempo libero e prendersi cura di loro nelle faccende quotidiane, per poi farli rientrare in famiglia la sera.

In contemporanea,
ai genitori si offre la possibilità di seguire un percorso rieducativo parallelo, nel quale devono dimostrare di sapersi occupare dei propri figli prima che la situazione degeneri. C’è poi Casa Noemi, a cui approdano le mamme con bambini già passate dai servizi della struttura, arrivate alla fine del percorso riabilitativo e che fanno le prove generali per uscire e riorganizzare la vita fuori. Lo stesso concetto riguarda altri 6 appartamenti, alloggi cuscinetto utili a rendere meno traumatica la dimissione dal Faro o dalle comunità per minori quando le ragazze compiono i 18 anni. Case in cui l’autonomia è garantita ma, al bisogno, viene offerto il supporto necessario per spiccare al meglio il volo. Un microcosmo di destini da riorganizzare giorno dopo giorno, in cui gli ospiti sono seguiti da 44 dipendenti. Ad affiancarli c’è un meraviglioso gruppo di volontari, giovani e meno giovani, single e coppie, tutti pronti a varcare il portone della struttura e offrire la propria edificante presenza. Ogni ente ha i suoi, a cui le suore propongono regolarmente attività di formazione e crescita personale, perché fare volontariato in situazioni tanto delicate non è facile ma, per contro, molto edificante. Le suore sono certamente la forza motrice di tutto questo, coordinate da Marina Ghilardi, un pilastro per tutti. Con la cordialità e dolcezza che la contraddistinguono riesce a farsi spazio nei cuori, anche i più diffidenti come quelli delle adolescenti, che passando davanti al suo ufficio in portineria vengono tentate dal cestino di caramelle sempre a disposizione per chiunque voglia un po’ di dolcezza. Ma il servizio del Palazzolo non si limita all’appagamento dei bisogni di base: lo staff organizza momenti di svago, feste, incontri, vacanze, grest. Tutti vengono accolti, non importa la provenienza o il credo: ogni confessione è libera di esprimersi, lo dimostra la nuova sala di preghiera che le sorelle hanno appena inaugurato. Al suo interno c’è il muro con le divinità indù, quello con i santi cristiani e il lato con i simboli islamici rivolto verso la Mecca. Ma la vicinanza continua anche dopo la dimissione: le ospiti non vengono abbandonate mai a sé stesse, ma accompagnate nella ricerca di una casa e di un lavoro. Una struttura tanto complessa ha sempre necessità di fondi: i bisogni sono tanti e le rette di Comune e Regione vengono usate per il 70% per pagare gli stipendi. Per donare: Iban IT59N0538711238000042713945. Chi invece volesse proporsi come volontario può chiedere un incontro con suor Marina e capire le diverse possibilità in cui impegnarsi. Si può anche entrare a far parte dell’associazione Hope, costituita nel 2016 per sostenere i progetti a favore degli ospiti della comunità, facendo da ponte tra l’interno e l’esterno. Tra i temi trattati anche quello dell’affido, percorso che spesso incrocia i destini dei minori affidati alla struttura, quando il giudice ritiene sia una valida alternativa alle residenze Sorgente e Ponte. 

Suggerimenti