L’emergenza e la forza di reazione

Dalla pandemia alla guerra le sfide non finiscono mai

Covid-19 alla guerra tra Russia e Ucraina, passando da una fase già caratterizzata da segnali di preoccupazione: per il made in Brescia - in generale per l’intero sistema economico nazionale, e non solo - le sfide sembrano non finire mai. E così dopo un 2021 chiuso con performance all’insegna delle soddisfazioni, che hanno permesso di recuperare se non tutto, comunque gran parte di quanto perso a causa della crisi scatenata dall’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus, ora bisogna fare i conti - nel vero senso della parola - con gli effetti del conflitto a Est.

Un’ulteriore fase di incertezza a livello globale che, dalle stime aggiornate, rischia di pesare in modo non indifferente sulle imprese bresciane: i dati aggiornati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Brescia prospettano una bolletta complessiva nel 2022 - se la situazione non si modificherà - in accelerazione fino a superare i 3 miliardi di euro contabilizzando i maggiori costi in termini di energia elettrica e gas. Una prospettiva poco incoraggiante, che tuttavia non sembra in grado di fiaccare la capacità e la volontà delle aziende del territorio impegnate a confermare quel ruolo da protagonista anche a livello internazionale costruito negli anni.

Un obiettivo che, necessariamente, richiede ulteriori sforzi sul fronte degli investimenti in tecnologia, nella trasformazione digitale e sul capitale umano: proprio riguardo l’occupazione, se il 2021 ha messo in mostra un recupero del numero complessivo di lavoratori in provincia, per l’ennesima volta ha richiamato l’attenzione sulla carenza di figure professionali sempre più richieste dalle imprese del territorio. Il gap - che, purtroppo dura nel tempo - oggetto di frequenti riflessioni, dibattiti e sollecitazioni, ma ancora incide in modo significativo sul territorio. In un contesto fortemente segnato dai rincari sul fronte energia e materie prime, dunque, oltre alla sfida da vincere in questo ambito le aziende bresciane sono chiamate a giocare la grande partita che può far incrociare al meglio domanda e offerta di lavoro: un match che - va ricordato - deve vedere in campo anche le famiglie e il sistema formativo per evitare che i ritardi accumulati possano aumentare il loro effetti negativi sul made in Brescia.