Luci e ombre

Macchine utensili, gli ordini fanno boom *con l’effetto traino del mercato nazionale

Il 2021 si è chiuso all’insegna delle soddisfazioni sul fronte degli ordini per il comparto delle macchine utensili: nel quarto trimestre dell’anno scorso, l’indice delle commesse elaborato dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu-Sistemi per produrre segna un incremento del 49,4% su base annua. In valore assoluto, invece, si attesta a 129,1 (base 100 nel 2015): un valore record, mai registrato nella storia.
Il risultato è stato determinato sia dal positivo andamento degli ordinativi raccolti sul mercato estero, sia dagli ottimi riscontri del mercato interno. In particolare, oltre confine si riscontra una crescita del 29% nel confronto con il periodo ottobre-dicembre dell’anno precedente. In ambito nazionale l’incremento è del 96,9%.
Su base annua, l’indice degli ordini segna un incremento del 70,1%, per un valore assoluto di 130,4. A fronte di una evidente ripresa dell’attività oltreconfine, che si è concretizzata in un aumento degli ordinativi del 43,6%, per un valore assoluto di 112,7, è cresciuta in modo più che esponenziale la raccolta sul mercato interno risultata pari al 166,6% in più nel raffronto con il dato del 2020. Per Barbara Colombo, presidente di Ucimu-Sistemi per produrre «il 2021 è stato un anno decisamente soddisfacente per i costruttori italiani di macchine utensili, grazie anche alla vivacità della domanda italiana sostenuta dagli incentivi governativi per la Transizione 4.0».
La presidente, considerata la fase che si è delineata nelle ultime settimane, ha subito rilanciato un allarme. «La situazione è davvero preoccupante: siamo già quasi al limite e, per questo, occorre intervenire al più presto se non vogliamo che la manifattura del Paese si fermi nel giro di poche settimane», ha detto con riferimento all’entità del danno economico prodotto dal conflitto tra Russia e Ucraina.
«Le aziende costruttrici di macchine utensili - ha aggiunto Barbara Colombo - si ritrovano con un carico di ordini mai visto prima, frutto della raccolta degli ultimi mesi del 2021: abbiamo circa dieci mesi di produzione assicurata ma, in realtà, tra pochissimo non potremo produrre più nulla: i nostri ordini resteranno sulla carta e le nostre fabbriche saranno costrette a fermarsi. Il problema non è tanto il rincaro delle materie prime, ma, prima di tutto, la pressochè totale mancanza di materie base: penso all’acciaio, alla ghisa e al nichel che arrivavano per lo più da Russia e Ucraina».