I PREMI DI BRESCIAOGGI

Peri, lo scopritore di
Perle: «Ve le racconto io...»

di Anna Castoldi
Il ds del Brescia Cristian Peri e il presidente Giuseppe Cesari all’incoronazione di Daniela Sabatino
Il ds del Brescia Cristian Peri e il presidente Giuseppe Cesari all’incoronazione di Daniela Sabatino
Il ds del Brescia Cristian Peri e il presidente Giuseppe Cesari all’incoronazione di Daniela Sabatino
Il ds del Brescia Cristian Peri e il presidente Giuseppe Cesari all’incoronazione di Daniela Sabatino

Le perle più brillanti si nascondono: per scovarle servono occhi attenti, anni di esperienza, inesauribile passione. Qualità che ogni direttore sportivo dovrebbe avere; qualità che non mancano a Cristian Peri, storico ds del Brescia. La sua avventura nel club inizia per amicizia: «Conoscevo bene il presidente Giuseppe Cesari, mentre Rosangela Visentin, sua vice, è diventata mia moglie. Quando ho iniziato a collaborare eravamo in C: si respirava un clima aperto e familiare, di passione e competenza. Sono rimasto contagiato dall’amore per il calcio femminile». NEL 1999 Peri entra nella dirigenza della società come consigliere assumendo l’incarico di direttore tecnico a tutti gli effetti nel 2010, al secondo anno della squadra in Serie A. Per sostenere un campionato sempre più competitivo occorrono nuove forze: Peri, al fianco del presidente, gestisce la campagna acquisti. La prima Perla a legarsi al Brescia è Daniela Sabatino: «Veniva dalla Reggiana, dove aveva già segnato valanghe di gol. Il primo acquisto è un po’ come il primo amore: non si scorda mai. Ricordo come se fosse ieri il colloquio, le sue parole e il suo sguardo furbetto». L’anno dopo arriva Rosucci, «la più amata dai bresciani. Con lei sono stato fulminato sulla via di Damasco». Peri vede la Perla giocare nel Torino per dieci minuti e ne intuisce al volo le qualità: «Sono gli anni che allenano l’occhio, ma è importante anche ascoltare gli altri. In quell’occasione ricordo di essermi confrontato con l’addetto stampa del Torino, che di Rosucci disse: non potete farvela scappare». Con Girelli, terza Perla a unirsi alla rosa, è più difficile: «La volevamo tantissimo: nel Bardolino Verona aveva dato prova delle capacità che ne hanno poi fatto una grande interprete del calcio italiano. C’è stata qualche grana con lo svincolo». Nel 2013 Girelli arriva: con tre Perle in cabina di regia, il Brescia diventa la squadra più forte d’Italia. Senza montarsi la testa: «Non siamo unti dal signore: commettiamo errori anche noi. Il nostro percorso è stato possibile grazie a due cose: lungimiranza e costanza. Non cercavamo giocatrici blasonate, ma giovani di talento. È stato così con Rosucci, Cernoia, Linari: entrate nel Brescia poco più che adolescenti, oggi costituiscono l’ossatura della nazionale». Un impegno che ancora oggi mostra i suoi frutti: tre delle quattro candidate perle del Brescia sono cresciute nelle giovanili biancazzurre. «Massussi, Previtali e Brayda sono prodotti del nostro vivaio: il loro passaggio in prima squadra era una logica conseguenza - prosegue Cristian Peri -. Di Brayda mi hanno sempre colpito le doti fisiche e tecniche unite a timidezza e dolcezza fuori dal campo. Previtali è stato uno dei mattoni ai tempi della scalata nell’A2: è splendido riaverla con noi. Massussi è un fulmine, nell’anno del primo scudetto ha segnato anche qualche gol. Capelloni, invece, ci raggiunge dopo quattro stagioni nel Montorfano: ne apprezzo l’intelligenza tattica e lo spessore umano». NEL BRESCIA l’umanità è al centro di tutto. In certe occasioni, rivela Peri, il coinvolgimento raggiunge livelli personali: «Tanta è la mia passione che prima di certe partite somatizzo e non dormo, e se mi addormento sogno azioni e situazioni di gioco». Una competenza affinata giorno e notte, perché a volte le Perle brillano anche al buio. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti