IL PREMIO

Dal Bosco, dal podio d’Argento al sogno dorato

di ALBERTO ARMANINI
Nicola Dal Bosco
Nicola Dal Bosco
Nicola Dal Bosco
Nicola Dal Bosco

La sensazione non è nuova. Un anno fa Nicola Dal Bosco calcava il palcoscenico del Coco Beach di Lonato del Garda come nominato al Pallone d'Argento. Finì con un secondo posto, alle spalle di un imprendibile Carmine Marrazzo: non il risultato che sperava ma nemmeno un piazzamento da buttare. Anzi.

DODICI MESI dopo l'asticella si alza ma il contesto non cambia. Dal Bosco sarà ancora lì, sullo stesso palcoscenico, con le orecchie tese ad aspettare che il suo nome venga scandito al di sopra di ogni altro. E anche se il Pallone è cambiato, insieme alla categoria del «suo» Lumezzane, lui non smette di sognare. Come andrà non è dato sapere. Nel frattempo l'attesa è di quelle che non fanno dormire. «A prescindere dal verdetto finale posso dirmi davvero contento - premette l'attaccante classe '87 del Lume -. Il mio rendimento personale è stato buono. Da un po' di tempo non facevo l'Eccellenza ma i gol sono venuti ugualmente. Potevo farne qualcuno in più, è vero, ma non posso certo lamentarmi del contributo che ho dato alla squadra». Un contributo che è stato minato da alcuni problemi fisici. «Ci sono stati dei contrattempi - ricorda Dal Bosco -. Ho avuto la borsite all'anca e sono stato fermo un mesetto con alcuni alti e bassi a seguire. Tutto sommato, però, la mia stagione è andata bene». Abbastanza da essere considerato uno dei tre migliori calciatori dell'annata d'Oro, proprio come un anno fa lo era di quella d'Argento. Dalla Promozione all'Eccellenza è stato un salto senza scossoni. Dal Bosco ha collezionato 18 presenze e segnato 7 reti. Se la stagione fosse finita avrebbe raggiunto la doppia cifra, l'obiettivo di ogni bomber. Peccato per l'epilogo della squadra. «La stagione è finita male - dice Dal Bosco -. A due giornate dall'interruzione eravamo primi, poi il Telgate ci ha superati e il lockdown ci ha tolto la possibilità di riprenderlo. Il rammarico più grande è aver perso tanti punti per strada ma sono convinto che se avessimo continuato il campionato sarebbe stata una bella lotta fino all'ultima gara». A prescindere dall'esito della stagione, con il Telgate in D e il Lume attaccato alla speranza di un ripescaggio che sembra quasi impossibile, nell'ambiente rossoblù si respira un clima positivo. «Eravamo e siamo una buonissima squadra - assicura Dal Bosco -. Partendo dal presupposto che la nostra categoria iniziale sarebbe dovuta essere la Promozione e ci siamo ritrovati all'improvviso in Eccellenza, ci siamo comportati alla grande. La squadra era forte e molto affiatata, un bel gruppo con cui sarà bello ripartire l'anno prossimo».A 33 anni appena compiuti (il primo maggio), Dal Bosco può essere considerato a pieno titolo uno dei giocatori chiave del Lumezzane. L'esperienza fa di lui un punto di riferimento per i compagni sia in campo che nello spogliatoio, oltre che una risorsa per la società. In carriera ha vestito le maglie di Vicenza (con il debutto in Serie B nella stagione 2007/08), Mezzocorona, Lumezzane (in C1) e Rodengo (in C2), Alghero, Villacidrese, Poggibonsi, Arzignano Chiampo, Orsa Iseo e ValgobbiaZanano. Le 26 reti tra i professionisti sono un biglietto da visita non indifferente. E le 68 siglate negli ultimi tre anni tra Valgobbia e Lume sono un ulteriore carico da novanta che potrebbe essere decisivo per il Pallone d'Oro. La sfida a Mattia Mauri e Andrea Franzoni è lanciata. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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