La crisi di Governo

Le categorie economiche veronesi: «Draghi deve restare, momento troppo delicato»

di Paolo Mozzo
Mario Draghi al Quirinale
Mario Draghi al Quirinale
Mario Draghi al Quirinale
Mario Draghi al Quirinale

Divisi dall’appartenenza politica. Uniti nella preoccupazione per un crisi politica dall’esito, al momento, ancora incerto. Governo a casa? Elezioni d’autunno? E il Piano nazionale di ripresa e resilienza, l’asso vincente nelle mani dei Comuni, veronesi e ovunque in Italia, che fine farà? I sindaci scaligeri, con sfumature diverse, convergono su due sostantivi: operatività e stabilità. A centinaia, in tutta Italia, loro colleghi vanno sottoscrivendo una petizione-appello a sostegno della permanenza alla guida dell’esecutivo del primo ministro Mario Draghi. Sintonie traversali, con conti e bilanci bene in mente. Una sorta di spontaneo «partito del Pil».

Velocità «Non c’è tempo da perdere, anche se si dovesse attendere solamente fino ad ottobre per un’eventuale elezione anticipata», chiarisce Gianluigi Mazzi, sindaco a Sona. L’acronimo Pnrr è una costante nelle dichiarazioni dei primi cittadini, perché racchiude, per i Comuni, quasi tutte le possibilità di investimento per i territori, quantomeno nel futuro prossimo. «Una condizione di attesa, sia pure di pochi mesi, non è buona. Anche perché, finora, il sostegno e la vicinanza da parte del Governo li abbiamo finalmente sentiti». E si iscrive, senza esitazioni, al «partito informale» che vuole Draghi ancora a Palazzo Chigi.
Sintonia Fa coro anche il mondo produttivo, a partire da Confindustria scaligera con le recenti dichiarazioni del presidente Raffaele Boscaini: «La stabilità è la priorità». E fanno coro, sulla stessa lunghezza d’onda, l’Associazione costruttori (Ance) con Carlo Trestini, il quale definisce la crisi un «epilogo sconcertante». «Irresponsabilità» è il giudizio netto di Giuseppe Riello, al vertice della Camera di Commercio. Mentre Paolo Arena, presidente di Confcommercio non usa mezzi termini: «Si vada avanti con determinazione, senza scalfire la credibilità guadagnata con tanta fatica». Confagricoltura, con Paolo De Togni, definisce sinteticamente la crisi «una pura follia, viste le condizioni che stiamo vivendo». 
Accenti simili anche dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. E dagli Ordini di architetti, ingegneri e medici. In molti aggiungono un terzo termine, «sciagura», quando venga evocata la possibile caduta di «SuperMario». Se non si trattasse della serissima condizione e del futuro immediato e di prospettiva della Repubblica, si potrebbe utilizzare l’espressione «fan club».

 

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Progetti «Noi sindaci siamo ovviamente interessati al Piano di ripresa ma anche al “Decreto aiuti“, sebbene su questa materia si sarebbe potuto fare di più, per esempio non limitando ai soli mesi del 2022 l’impiego delle risorse derivate dalle sanzioni stradali per la copertura dei rincari con cui oggi facciamo i conti», precisa Attilio Gastaldello, alla guida della Giunta di San Giovanni Lupatoto. «Quanto al Pnrr spero che si prosegua, che nessuno sia così folle da innestare la marcia indietro. Draghi ha sicuramente fatto un grande lavoro anche se, va detto, scontiamo un certo ritardo».
Graziano Lorenzetti, leghista e sindaco di Legnago, sposta l’accento sulla velocità. «Devono verificarsi subito, in settimana, le condizioni per agire, portare aventi le istanze legate alla crisi, ai bisogni delle famiglie», premette. «Bene il primo “Decreto aiuti“, ora dovrebbe arrivare il secondo e per questo serve operare senza perdite di tempo. Se così non fosse meglio andare al voto». «Per noi è stata una doccia gelata», ammette Giovanni Dal Cero, sindaco di Castelnuovo. La mozione «pro Draghi» non ha la sua firma, «poiché non si tratta di un’iniziativa dell’Anci». Ma incalza: «Di fronte abbiamo la sfida del Pnrr e dei problemi che l’autunno porterà. C’è di che essere preoccupati di un’Italia senza guida, anche per solo qualche mese. Serve un Governo operativo. Anche se», ammette, «non spetta ai sindaci convincere Draghi».
Questione di cose da fare. «Preoccupati? Certo. Stiamo cercando di rispettare i tempi dei programmi per le opere legate al Piano di ripresa e la mancanza di una guida amministrativa, la prospettiva di intoppi e slittamenti negli appalti, con riflessi anche a livello di costi», aggiunge Giampaolo Provoli, sindaco di San Bonifacio. «Non ho ancora firmato l’appello dei miei colleghi a favore della permanenza del primo ministro ma lo farò quanto prima: ci sono in ballo equilibrio e credibilità».
 

Professioni Lo spettro di una crisi «al buio» non fa dormire sonni tranquilli neppure alle categorie professionali. Matteo Faustini, presidente dell’Ordine veronese degli Architetti sintetizza in poche battute: «Ci sono in gioco i bandi e i cantieri per il Pnrr, oltre a quelli legati al “superbonus“, con i miliardi che sono stati messi in campo, interventi che vanno semmai corretti ma comunque implementati». «Per tutto ciò serve stabilità», aggiunge. Ed è un «sì a Draghi». «Fermarsi per mesi, sei o sette che siano, significa solamente creare problemi». «Le dimissioni del primo ministro non sono auspicabili in un momento in cui sono da attuare tutti i progetti legati al Piano di ripresa e resilienza, che coinvolgono le competenze anche della nostra categoria», aggiunge Matteo Limoni, presidente dell’Ordine degli Ingegneri scaligero. «Una sua uscita di scena, aprirebbe la strada ai giochi della politica che non sempre agevolano la realizzazione delle opere, creando situazioni di stallo. Abbiamo bisogno di rappresentanti che siano considerati e stimati in Europa e, personalmente, fatico nel vedere chi possa sostituire la considerazione che Draghi ha all’estero ed in Europa».
Sul fronte sanitario le valutazioni non cambiano. Carlo Rugiu, presidente dell’Ordine dei Medici ed Odontoiatri veronese parla, senza mezzi termini, di «sciagura». «Chiariamo: la pandemia è ancora in corso e la sua gestione era uno dei presupposti di questo Governo. Oltre al Pnrr, che dovrebbe ridare fiato alla medicina territoriale, incluse le case e gli ospedali di comunità». Quindi: «Se faranno cadere il premier il danno sarà più che grave». Mercoledì sarà il «D-Day». Dove «D» sta per Draghi.

 

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