«Neonati e bambini,
l’attenzione
resti alta»

di Lisa Cesco
Negli ultimi giorni anche due neonati sono stati infettati dal Covid-19 ma le loro condizioni di salute non destano preoccupazione. I medici raccomandano comunque precauzioni
Negli ultimi giorni anche due neonati sono stati infettati dal Covid-19 ma le loro condizioni di salute non destano preoccupazione. I medici raccomandano comunque precauzioni
Negli ultimi giorni anche due neonati sono stati infettati dal Covid-19 ma le loro condizioni di salute non destano preoccupazione. I medici raccomandano comunque precauzioni
Negli ultimi giorni anche due neonati sono stati infettati dal Covid-19 ma le loro condizioni di salute non destano preoccupazione. I medici raccomandano comunque precauzioni

 Il Coronavirus amplifica la sfera dei contagi arrivando anche ai neonati: negli ultimi giorni sono stati ricoverati un bimbo di 20 giorni all’ospedale di Bergamo e una bambina di neanche un mese al Civile di Brescia, entrambi positivi al tampone, ma in condizioni al momento non preoccupanti. DALLE PRIME osservazioni l’infezione da Coronavirus nei più piccoli sembrerebbe non essere grave rispetto a quanto avviene nelle altre età. «Ma ancora sappiamo poco di questo virus, non va abbassata la guardia sui più piccoli», avverte Gaetano Chirico, neonatologo di riferimento a Brescia, che per molti anni ha diretto la Neonatologia del Civile. Un neonato a termine (molto diversa e più complessa la situazione dei prematuri) ha tutto quello che serve per produrre una risposta difensiva contro gli attacchi esterni, «ma ha un sistema immunitario immaturo, “vergine”, perché essendo venuto al mondo da poco non ha ancora incontrato i diversi antigeni – spiega Chirico -. Questa inesperienza fa sì che in alcuni casi il sistema immunitario dei neonati fatichi a rispondere prontamente: possono essere soggetti a infezioni più severe – soprattutto batteriche – e anche il comune virus influenzale può favorire forme di insufficienza respiratoria grave come la bronchiolite». Sui neonati, quindi, l’attenzione deve essere tenuta alta. «Il periodo più critico è il primo mese di vita – dice l’esperto -, con graduale maturazione fino ai sei mesi, che rimangono la finestra più delicata, in cui non a caso si raccomanda l’alimentazione con latte materno, per le proprietà nutrizionali ma anche “difensive”». Il latte della mamma, infatti, rappresenta per i neonati una formidabile protezione naturale, capace di trasmettere anticorpi e attivare la risposta immunitaria. Anche per questo la Società italiana di Neonatologia, in un recente documento, ricorda che il latte materno, alle conoscenze attuali, non viene ritenuto veicolo di trasmissione dell’infezione, e anche se la mamma ha sintomi respiratori ed è positiva al tampone raccomanda di mantenere l’allattamento, pur non al seno ma con tiralatte e biberon. Per evitare di propagare virus e bacilli invece, i baci, le carezze e i contatti di vario tipo con i neonati vanno consapevolmente evitati «con chiunque, anche i parenti più vicini»: una misura drastica ma necessaria a proteggerli. Per i bambini in riposo forzato da scuola, invece, via libera a passeggiate o giri al parco, una pedalata in bici o una corsa per ingannare l’ozio. «L’importante è evitare contatti con gli altri: per contenere il contagio bisogna limitare la socializzazione», consiglia Alberto Arrighini, responsabile del Pronto soccorso pediatrico del Civile, dove si sta osservando una discesa in picchiata degli accessi, che erano 115 di media al giorno fino a metà febbraio e sono crollati del 50 per cento con l’emergenza Covid-19 (segno che evidentemente molti di questi non erano necessari). «I bambini risultano meno colpiti dall’infezione e con effetti più lievi, stando ai dati a disposizione, e questo si può spiegare con la reattività del loro sistema immunitario, più vivace e pronto rispetto a quello degli adulti», dice il primario. È anche vero, però, che d’inverno raffreddamenti e febbre sono molto frequenti tra i piccoli: quando preoccuparsi? «Se si presenta un po’ di febbre o raffreddore il bambino va tenuto a casa, niente Pronto soccorso (anche per tutelare la salute di piccolo e genitori dai possibili rischi dei contatti in ospedale). Chiamare piuttosto il pediatra di famiglia che può fare da filtro efficace. Le situazioni invece, in cui è bene allarmarsi sono quando il bambino presenta difficoltà respiratorie». Sulla chiusura delle scuole, Arrighini invita a guardare il lato costruttivo: «I bambini a scuola si incontrano e i virus si trasmettono, questa misura ha una sua ragione, vedremo quanto potrà ridurre i contagi». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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