IL GIUDICE

Strage di piazza Loggia: "Sulle trame nere di Verona si indagò poco"

Parla Guido Salvini, all'epoca magistrato incaricato di seguire l'istruttoria, il primo a collegare gli attentati di piazza Fontana, a Milano, e di Brescia. "Dagli ultimi sviluppi giudiziari molte novità anche per me. Mi riferisco soprattutto agli incontri tra ordinovisti lombardi e veneti"
La strage Sono passati pochi minuti dall’esplosione: Toffaloni potrebbe essere il giovane che s’intravede sulla destra
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La strage Sono passati pochi minuti dall’esplosione: Toffaloni potrebbe essere il giovane che s’intravede sulla destra
La strage Sono passati pochi minuti dall’esplosione: Toffaloni potrebbe essere il giovane che s’intravede sulla destra

«Sul ruolo di Verona nelle trame nere e la strategia della tensione degli anni 70 si è indagato poco». Lo afferma il giudice Guido Salvini, che fu giudice istruttore sulla strage di Piazza Fontana, in una intervista all’Arena di Verona. Salvini fu il primo magistrato a collegare la strage della Banca dell’Agricoltura, nel 1969, con quella di piazza della Loggia a Brescia del 1974. E molto in quelle inchieste (la "manovalanza" per l’esplosivo, gli incontri segreti tra Ordine Nuovo e i vertici militari a palazzo Carli, sede del commando Ftase) rimanda alle attività dei neofascisti veronesi. Ora le nuove rivelazioni emerse dal troncone dell’inchiesta di Brescia sulla bomba di piazza della Loggia, confermano, secondo Salvini, coincidenze inquietanti su Verona. «Ho appreso gli ultimi sviluppi che emergono dal troncone della strage di Brescia e anche per me - spiega - molte sono le novità. Alcune di queste, mi riferisco in particolare agli incontri tra ordinovisti di Brescia-Verona con ambienti di Palazzo Carli e quindi con gli ufficiali americani, si integrano perfettamente con quanto già emerso dalle indagini sulla strage».

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Tra questi sviluppi, osserva il magistrato, «mi ha molto colpito leggere che nella cantina di Silvio Ferrari (un neofascista informatore per gli ufficiali americani, che saltò in aria con la sua Vespa, in circostanze oscure, 9 giorni prima della strage di Brescia, ndr) sia stato trovato un candelotto di esplosivo, il Vitezit, la gelignite jugoslava. L’elemento sconcertante è il ritrovamento di questo candelotto di Vitezit, perchè si tratta dello stesso esplosivo probabilmente utilizzato per la strage di piazza Fontana e non facilmente reperibile». «Vi è da capire - prosegue Salvini - se Ferrari lo detenesse quale dotazione del suo gruppo o se qualcuno in quel contesto oscuro in cui la sua morte sembra provocata da altri, lo abbia collocato lì per colpire ulteriormente la sua figura e il suo ruolo».

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