Dagli abissi del lago è affiorato un tesoro di preziose bollicine

di Cinzia Reboni
A Peschiera qualcuno pensa di creare una cantina sommersa Dal Sebino recuperate anche 100 magnum e 30 jéroboam Il recupero della cassa di vino inabissata quarantotto mesi fa Alex Belingheri mostra una bottiglia di Nautilus invecchiato nel lago
A Peschiera qualcuno pensa di creare una cantina sommersa Dal Sebino recuperate anche 100 magnum e 30 jéroboam Il recupero della cassa di vino inabissata quarantotto mesi fa Alex Belingheri mostra una bottiglia di Nautilus invecchiato nel lago
A Peschiera qualcuno pensa di creare una cantina sommersa Dal Sebino recuperate anche 100 magnum e 30 jéroboam Il recupero della cassa di vino inabissata quarantotto mesi fa Alex Belingheri mostra una bottiglia di Nautilus invecchiato nel lago
A Peschiera qualcuno pensa di creare una cantina sommersa Dal Sebino recuperate anche 100 magnum e 30 jéroboam Il recupero della cassa di vino inabissata quarantotto mesi fa Alex Belingheri mostra una bottiglia di Nautilus invecchiato nel lago

Il lago d’Iseo ha restituito ancora una volta il suo «tesoro». Se Christo ha compiuto il «miracolo» di far camminare le persone sull’acqua, ieri mattina, proprio davanti a Montisola, si è materializzato un prodigio che si ripete ogni anno. A Peschiera Maraglio sono riemerse 4.080 bottiglie, più 100 magnum da un litro e mezzo e 30 jéroboam da tre litri, di Nautilus CruStorico, il vino spumante che prende il nome dal sottomarino immaginario del romanzo di Jules Verne «Ventimila leghe sotto i mari», calate a 40 metri di profondità quattro anni fa. «IL VINO DELLA VENDEMMIA 2014, depositato in fondo al lago nel giugno del 2015, è il primo a rimanere 48 mesi in immersione. Un traguardo cruciale, raggiunto dopo 9 anni dall’inizio della sperimentazione. Nessuno è mai arrivato a tanto», spiega Alex Belingheri dell’Azienda Agricola Valle Camonica, vignaiolo tout court, come lui stesso ama definirsi. «Non ho dipendenti e faccio tutto da solo: dal contadino al cantiniere. Seguo sostanzialmente tutti i passaggi del mio prodotto». L’azienda agricola di Belingheri si trova ad Artogne, ma i vigneti sono a Cividate Camuno, nella zona Belvedere di Berzo Inferiore e dell’Annunciata di Piancogno, tra i 250 e gli 800 metri di quota. CONTEMPORANEAMENTE al recupero delle 9 ceste - un’operazione piuttosto delicata, che impegna una squadra di operatori tra sommozzatori e manovratori della chiatta -, sono state calate sul fondale le bottiglie della vendemmia 2018, che faranno compagnia ai millesimati 2015 e 2016 che stanno già «riposando» in fondo al lago d’Iseo. La sperimentazione sta avendo successo, al punto che a Montisola qualcuno sta già avanzando l’ipotesi di realizzare una vera e propria cantina sommersa dove far «coccolare» dalle correnti il vino d’autore. «Le prime 1.550 bottiglie del 2010 furono inabissate l’anno successivo, dando il via alla sperimentazione dello spumante Nautilus CruStorico - racconta Belingheri -. Nel 2012 il primo, emozionante recupero, dopo 12 mesi di permanenza a 40 metri di profondità. Dopo i primi assaggi abbiamo capito che si poteva osare di più, si poteva prolungare la permanenza e tentare nuovi limiti per questo innovativo “affinamento“. Si tratta di un mix non riproducibile in cantina, a cominciare dalla temperatura, che resta costante a 5 gradi, così come la pressione fissa a 4 bar. Inoltre, le profondità del lago preservano il vino dalla luce e dall’influenza delle fasi lunari. E poi ci sono le correnti che accarezzano le bottiglie svolgendo un naturale battonage. Le casse, infatti, hanno un certo agio, permettendo al vetro di “galleggiare“». IL NAUTILUS È UN VINO decisamente di nicchia, prodotto con uve rosse autoctone provenienti da ceppi storici, che hanno fino ad un secolo di vita. «Il vigneto è quello che è - spiega Belingheri -, più di tanto non può dare. C’è stata in passato un’annata particolarmente favorevole, con circa seimila bottiglie, ma la media è di 3.500-4.000 l’anno». L’idea di far invecchiare il vino in acqua è nata per necessità perché, pur non possedendo una cantina adatta allo spumante, il vignaiolo camuno ha deciso caparbiamente, come un vero sognatore, di produrre un Metodo Classico. Così Alex Belingheri la cantina - la più grande d’Italia - se l’è «costruita» in fondo al lago, dopo aver ottenuto un’autorizzazione dall’Autorità di bacino per 5 anni, rinnovabile, dietro pagamento della quota prevista per l’occupazione di area demaniale. Ma ancora non si pone limiti. «Il prossimo step sono i 60 mesi in immersione, ma mi piacerebbe creare una riserva, lasciando 500 bottiglie sul fondo del lago per dieci anni - aggiunge Belingheri -. Perché no? Del resto qualche anno fa sono state ripescate dal Mar Baltico alcune bottiglie di champagne rimaste in acqua più di 150 anni, e neppure col tappo a corona, ma di sughero. Il Mar Baltico ha le stesse temperature del Sebino, 5-6 gradi costanti». Intanto prosegue la sperimentazione al lago dell’Aviolo, sopra Vezza d’Oglio, dove Belingheri ha inabissato a 10 metri di profondità l’Estremo, vino da uve a bacca bianca. «L’annata 2016, immersa nel 2017, è stata recuperata lo scorso anno ed è in vendita da pochi giorni - spiega -. Sono soltanto 2.200 bottiglie, un vino ancor più di nicchia rispetto al Nautilus. Il prossimo anno recupereremo quelle depositate lo scorso anno, “invecchiate“ nelle gelide acque del lago dell’Adamello per 24 mesi». •

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