Luca, Lograto e il basket: un amore senza confini

di Manuel Caldarese
Luca Aradori assieme al cugino Pietro durante gli «Ara Day»Luca Aradori con la squadra senior del Team 75:  a Lograto la pallacanestro è una passione collettiva
Luca Aradori assieme al cugino Pietro durante gli «Ara Day»Luca Aradori con la squadra senior del Team 75: a Lograto la pallacanestro è una passione collettiva
Luca Aradori assieme al cugino Pietro durante gli «Ara Day»Luca Aradori con la squadra senior del Team 75:  a Lograto la pallacanestro è una passione collettiva
Luca Aradori assieme al cugino Pietro durante gli «Ara Day»Luca Aradori con la squadra senior del Team 75: a Lograto la pallacanestro è una passione collettiva

Un amore sconfinato. A Lograto la pallacanestro è una cosa maledettamente seria. Fin dai tempi in cui Giuliano Aradori, soprannominato «il belvo» per la sua carica esplosiva nell’affrontare ogni partita, con alcuni amici decise di fondare il Team 75, società della quale è ancora presidente. La squadra che porta il nome dell’anno in cui è nata milita ora nel campionato di Prima Divisione ed è sapientemente allenata da un coach specialista delle minor bresciane come Claudio Ricci. MA A LOGRATO c’è ben altro. E non solo per merito di una super stella come Pietro Aradori, figlio del belvo, che oggi difende i colori della Fortitudo Bologna in Serie A. La passione per la palla a spicchi è un patrimonio condiviso in paese, una mania diffusa alla quale danno forma tangibile diverse squadre giovanili, un Csi, tornei estivi, mini camp e tanto altro. Il collante è garantito dall’impegno di alcuni ragazzi, tra i quali spicca il classe 1995 Luca Aradori, cugino di secondo grado di Pietro ma soprattutto coach e dirigente tuttofare del Team 75. «In realtà molte attività sono figlie delle idee di alcuni amici - spiega con garbo Luca - tra i quali Simone Marinoni, Marco Mezzapelle e Marcello Sigalini. Proprio loro si sono inventati gli Ara Day, durante i quali Pietro torna a Lograto per dirigere degli allenamenti aperti per bambini e ragazzi e giocare la classica partita di chiusura che è una specie di festa collettiva. Io cerco di collaborare nei limiti della disponibilità, anche perché preferisco la panchina». E non si commetta il grave errore di intendere come limite quella carrozzina sulla quale Luca è seduto, che potrà anche tenerlo lontano dal campo, ma non certo dalla pallacanestro. «Il tutto è cominciato circa sette anni fa - racconta ancora Luca - quando una delle nostre vecchie glorie, Pippo Perona, mi ha invitato a vedere una partita di campionato. Ho capito subito che volevo capirne di più e impegnarmi. Mi piaceva troppo». La passione di famiglia e il clima che si respira a Lograto hanno poi accelerato l’avvicinamento alla pallacanestro, e in men che non si dica Luca è diventato vice dell’allora allenatore Giambattista Valli e ora di Ricci. «HO ASSECONDATO la passione conseguendo il patentino da allenatore - continua Luca - e ora collaboro anche con le giovanili. Mi piace comunque l’entusiasmo che circonda il mondo della pallacanestro a Lograto, anche per piccole cose come il torneo estivo. Aperto solo a persone che hanno giocato almeno una volta a Lograto, anche se di tanto in tanto chiudiamo gli occhi su qualche intruso - ammette ridendo - È la nostra festa. Ci troviamo tutti in oratorio e ci sfidiamo tra amici. Anche questa iniziativa è nata grazie a Marinoni, Mezzapelle e Sigalini, poi per motivi di tempo ogni tanto ci passiamo il testimone. Dall’anno scorso me ne sto occupando io. Ci divertiamo, questo è il segreto, anche a formare le squadre a mo’ di fantacalcio con un’asta interna. Poi si va in campo, e lì mi concedo il lusso di qualche esperimento tattico». Sì, perché la mente di Luca Aradori è andata oltre gli schemi appresi dai suoi maestri, e la voglia di applicare le sue teorie sul parquet è tanta. «Non nascondo che vorrei fare il capo allenatore di una squadra - conclude Luca - ma è una cosa che richiede tempo, però in questi anni ho imparato molto e non nascondo di volermi mettere alla prova prima o poi». Il sogno di un ragazzo di Lograto che alle spalle ha un intero paese. Perché dal 1975 il basket a Lograto è una cosa maledettamente seria. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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