Tra il Civile e
Montichiari 100 letti
per le prime cure

I 25 letti a MontichiariAree con ossigeno  FOTOLIVEAll’ospedale Civile le cure prestate nei  primi 4 o 5 giorni FOTOLIVEL’area della ex mensa attrezzata per i prericoveri a Montichiari
I 25 letti a MontichiariAree con ossigeno FOTOLIVEAll’ospedale Civile le cure prestate nei primi 4 o 5 giorni FOTOLIVEL’area della ex mensa attrezzata per i prericoveri a Montichiari
I 25 letti a MontichiariAree con ossigeno  FOTOLIVEAll’ospedale Civile le cure prestate nei  primi 4 o 5 giorni FOTOLIVEL’area della ex mensa attrezzata per i prericoveri a Montichiari
I 25 letti a MontichiariAree con ossigeno FOTOLIVEAll’ospedale Civile le cure prestate nei primi 4 o 5 giorni FOTOLIVEL’area della ex mensa attrezzata per i prericoveri a Montichiari

Eugenio Barboglio Finita senza esito l’idea dell’ospedale da campo in Fiera, Brescia si è organizzata comunque. Apparentemente è un’occasione persa, ma forse per chi non valuta fino in fondo cosa è stato fatto agli Spedali Civili. Lo ha certificato l’assessore Gallera: «Novanta nuovi posti letto a Brescia e Montichiari», ha detto ieri. Mentre a Bergamo gli alpini realizzano un ospedale da campo e i cubani lo attrezzano a Crema, senza dire di Rho-Pero, non è che a Brescia si stia fermi e si recrimini sulla Fiera mai nata. La tensostruttura al Civile e l’area dell’ex mensa a Montichiari si stanno strutturando, anzi lo hanno già fatto, come veri reparti di cura. E sono un centinaio di posti letto, più numerosi in realtà dei 90 di Galera. SE BRESCIA regge l’ondata dei malati che chiedono di essere curati, è grazie all’evoluzione di queste strutture. Nate come temporanee, stanno assumendo l’impostazione e il ruolo di reparti di cura. Se all’inizio qui ci si limitava a dare accoglienza, se poi si è cominciato a fare radiografie e approfondimenti diagnostici, da quando i reparti sono pieni nella tensostruttura e nella ex lavanderia del Civile, come nell’area dell’ex mensa a Montichiari, completamente risistemata, si somministrano i farmaci antivirali, insomma si curano i Covid 19 come in un reparto di ospedale. Il modello-Brescia sta in questo: da un lato l’attrezzarsi degli ospedali come il Civile e Montichiari con nuovi posti letto a fianco dei Pronto soccorso, dall’altra le strutture assistenziali e riabilitative che accolgono i Covid 19, sgravando gli ospedali maggiori. SE IERI ad esempio al Civile si sono trovati a gestire una settantina di nuovi pazienti tra Pronto soccorso e pre triage (ancora tanti, ma la settimana scorsa erano 120 alla volta) e così in Poliambulanza, ci sono riusciti grazie ai trasferimenti alla Spalenza di Rovato (che è entrata in funzione), alla Maugeri di Lumezzane, alla Domus Salutis, al Richiedei di Gussago. Cresciuto anche l’apporto del gruppo San Donato salito a 451 letti disponibili per i Covid più 33 di terapia intensiva. Di contro, circa 40 le dimissioni, persone guarite, che rientrano nel circuito dell’assistenza domiciliare o degenti al Paolo VI. In chiaroscuro il capitolo Terapia intensiva, con i 13 posti letto che dovevano aprire oggi al Civile, ma che per aprire hanno bisogno di personale. I cinesi sono rimasti in Cina, ma Galera ieri ha parlato di una pattuglia di sanitari destinati a Brescia. Sono indispensabili perché «oggi il personale che lavorava su 36 letti è lo stesso che lavora ora su 73, e chiedergli di coprire altri 13 posti è impossibile», sottolinea il dg del Civile, Marco Trivelli. Dedicata ai Covid è anche la Rianimazione pediatrica, in particolare alle donne gravide ammalate: sono una decina, anche se nessuna in crisi respiratoria grave. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti