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Preghiera e volontariato di pari passo: a Novara l’accoglienza ai rifugiati ucraini

By Athesis Studio

Noi dobbiamo prima imparare a pregare e poi a fare, preghiera e volontariato devono camminare di pari passo”.

La solidarietà è uno dei principi cardine della Chiesa, ma non solo. Tutta l’Italia sta mostrando una forte vicinanza a favore dei rifugiati ucraini colpiti dalla guerra: davanti a questi scenari così critici, sono moltissimi gli italiani a mostrarsi attivi e generosi.

Stessa generosità che, da sempre, accompagna le offerte deducibili ai sacerdoti: possono essere effettuate sul portale di Uniti nel Dono e sono destinate ai 33mila preti che si spingono a vivere il Vangelo affrontando le difficoltà con fede e impegno e rispondendo all’emergenza con dedizione.

Un esempio tra questi è Don Yuriy Ivanyuta, parroco degli ucraini in Italia, ma soprattutto riferimento spirituale per migliaia di profughi in fuga dalla guerra.

Originario di Skalat, provincia di Ternopil, nell’Ucraina occidentale, esercita il suo ministero nella Diocesi di Novara da due decenni. Stessa città dove si è consolidata nel corso degli anni, un’importante comunità ucraina.

Nel dicembre del 2021 infatti è stata istituita la prima chiesa per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino in Italia: la parrocchia seicentesca di Santa Maria del Carmine.

Ma nell’anno corrente è cambiato tutto e ha subito una grossa accelerata: la guerra ha di fatto incrementato i flussi migratori e l’emergenza umanitaria ha ispessito l’impegno in prima linea del Don e della sua comunità.

Nella comunità di Don Yuriy a Novara, la cura e l'attenzione che mettono a disposizione di coloro che arrivano dal loro Paese devastato dalla guerra, sono al primo posto.

Nel 2015 sono stato cappellano militare in Donbass - racconta Don Yuriy Ivanyuta - e già da allora mi sono convinto che tutte le guerre non partono dagli uomini ma dal male che si chiama Satana. Anche San Paolo dice che non dobbiamo combattere gli uomini ma gli spiriti malvagi e da questo occorre trarre forza e ispirazione”.

Quando Don Yuriy parla di preghiera e volontariato che devono andare di pari passo, intende la necessità di fare e soddisfare non solo tutte le esigenze primarie dei centinaia di migliaia di connazionali coinvolti, ma anche quelle psicologiche.

La sua comunità si è data da fare negli ultimi mesi, offrendo aiuto a tutte le famiglie, le mamme e i bambini in fuga dalle bombe.

Un volontariato non solo di nome, ma anche di fatto: Novara è la seconda provincia per numero di famiglie ospitanti del Piemonte e la prima per numero di accoglienza. Il 9 giugno scorso, solo nella Regione Piemonte sono state registrate 10.334 accoglienze e circa un quinto si trovano in provincia di Novara.

Anche la famiglia Torresan ha dato il suo contributo, mettendo a disposizione il loro hotel “Parmigianino” a più di 400 persone fuggite dalla guerra per quattro mesi. Da segnalare anche l’iniziativa del campo estivo di Lumellogno che per 8 settimane ha consentito a 45 bambini profughi di accedere alle attività a disposizione, tra cui il grest.

Persino il Don si è rimboccato le maniche già all’inizio della tragedia, cedendo la sua casa a tre giovani mamme e trasferendosi in parrocchia. 

Un gesto spontaneo e di grande ispirazione che sembra aver dato il via ad un abbraccio collettivo di tutta la città. “Grazie al contributo di tutti siamo riusciti a organizzarci - sottolinea il parroco - e ad avviare un sistema in grado di accogliere più di mille ucraini. E in questo percorso ho visto alcune profughe diventare volontarie”.