«Ne abbiamo le tasche Ripiene». Brescia in pole per la genuinità

di Claudio Andrizzi
LA CAMPAGNA. Fino al 17 marzo l'iniziativa di Slow Food per dire basta agli scandali alimentari. Molte le opportunità per gustare un classico della cucina italiana
L’iniziativa di Slow Food punta su un grande classico della cucina italiana
L’iniziativa di Slow Food punta su un grande classico della cucina italiana
L’iniziativa di Slow Food punta su un grande classico della cucina italiana
L’iniziativa di Slow Food punta su un grande classico della cucina italiana

Slow Food mobilita 90 ristoranti, da Nord a Sud, per dire basta agli scandali alimentari: un'iniziativa enogastronomica che coinvolge alcune celebri insegne bresciane.
BATTEZZATA «Ne abbiamo le tasche Ripiene», la campagna è stata lanciata dalla sede nazionale del movimento della chiocciola: prende spunto dallo sdegno provocato nei consumatori di tutta Europa dal caso della carne di cavallo casualmente scovata in una serie di prodotti che non ne indicavano l'utilizzo in etichetta. Da qui l'idea di coinvolgere un piccolo esercito di osti e cuochi nella manifestazione che punta a riaffermare la genuinità delle tradizioni nazionali. Fino al 17 marzo, nei locali che hanno aderito, si potrà degustare almeno un grande classico della cucina italiana delle paste ripiene, la cui immagine è stata in qualche modo compromessa da quello che qualcuno ha già battezzato come l'«horsegate»: lasagne, timballi, ravioli, tortellini, tutti piatti che rappresentano l'autentica, sincera, onesta proposta del territorio ma anche l'immortale cultura del pranzo domenicale in famiglia.
COME DETTO, la «Leonessa» sarà in primo piano nella battaglia per ridare piena dignità a queste ricette di consolidata fama: al circuito nazionale partecipano anche le osterie dell'Angelo di Gussago, Melone di Iseo, Villetta di Palazzolo sull'Oglio, oltre alla Trattoria Castello di Serle, un vero e proprio tempio dello spiedo. La lista si completa con la Dispensa Pani e Vini Di Adro. «La vicenda della pasta ripiena contenente carne di cavallo non dichiarata rappresenta l'ennesimo grave effetto prodotto dal sistema iper industrializzato di produzione del cibo - denuncia Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia -. Sui media di tutta Europa sta passando l'immagine di piatti che sono patrimonio delle multinazionali, che è meglio evitare perché di dubbia composizione e qualità. Invece stiamo parlando di alcuni capisaldi della cucina regionale, pezzi della nostra identità e della cultura materiale del Paese. Dobbiamo tornare ai fondamentali: dire cosa è un vero tortellino, raccontare come si fa, con le mani e la passione, descriverne gli ingredienti».
TANTE QUINDI le specialità che si potranno degustare in questo ipotetico tour della Penisola, a partire dai tortelli di salumi in brodo di prosciutto preparati alla Dispensa di Adro da Vittorio Fusari, chef di fama nazionale da sempre in prima linea per la strenua difesa della qualità delle materie prime. Al di fuori dei confini regionali, non potranno mancare gli intramontabili tortellini in brodo emiliani, da gustare nella loro accezione più autentica da Entrà a Finale (Mo), o i raviolini di erbette con salsa di nocciole locali proposte a Genova da La Brinca. E ci sarà anche lei, la carne di cavallo, grande accusata, che però - ovviamente - non ha controindicazioni, quando è genuina e dichiarata alla luce del sole.
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