ECCO IL FUTURO
SECONDO COOK

Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio permanente giovani-editori, e il Ceo di Apple Tim Cook
Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio permanente giovani-editori, e il Ceo di Apple Tim Cook
Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio permanente giovani-editori, e il Ceo di Apple Tim Cook
Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio permanente giovani-editori, e il Ceo di Apple Tim Cook

FIRENZE

«Credo che il problema delle fake news sia un qualcosa di grave, perchè le conseguenze sono davvero molto più gravi di quello che si possa immaginare: non è il fatto che si parli di una cosa che non è basata su dei fatti, ma che queste fake news siano utilizzate per polarizzare sempre di più la società, ed è questo il vero danno». E’ il pensiero di Tim Cook, amministratore delegato di Apple, che a Firenze ha tenuto a battesimo la 18esima edizione dell’iniziativa «Il quotidiano in classe», alla quale aderisce anche il nostro giornale, promossa dall’Osservatorio permanente giovani-editori.

«È un momento speciale per l’Osservatorio giovani-editori perchè questo è il nostro 18esimo anno e Tim Cook condivide con noi un intero sistema di valori», ha sottolineato il presidente dell’Osservatorio, Andrea Ceccherini. «Condividiamo innanzitutto un’irrefrenabile voglia di cambiare il mondo. Ci lega con lui anche l’idea che l’educazione sia lo strumento più efficace per cambiare e migliorare il mondo. L’educazione», ha aggiunto, «è la nostra base come Osservatorio, oltre all’investimento sui giovani. Ma condividiamo anche la centralità dell’individuo e la sua voglia di migliorarsi e crescere. Il progetto dell’Osservatorio punta a far sì che in epoca di fake news si guardi, oltre che all’analisi della notizia stessa, all’individuo e al suo spirito critico. Citando Einsten: “La mente è come un paracadute e funziona solo se lo si apre“».

Davanti a mille ragazzi delle scuole superiori che aderiscono al progetto «Il quotidiano in classe», moderati dalla giornalista Maria Latella, il numero uno di Cupertino ha parlato a ruota libera e ha risposto alle domande degli studenti. «Andrea mi ha spiegato il progetto del quotidiano in classe, lo trovo veramente favoloso», ha detto Cook, «è molto importante che come cittadini, italiani e del mondo, ognuno di noi cerchi delle fonti credibili per le notizie. Bisogna essere scettici su quello che si legge, essere sicuri che sia qualcosa di vero: e se vedete una certa posizione su un tema da un canto, e poi ci sono persone che la pensano diversamente, bisogna ascoltare le argomentazioni e di entrambe le parti, perchè forse hanno ragione entrambe».

Il numero uno di Apple ha poi affrontato il tema spinoso della violenza sul web: «Spero veramente che si possa un giorno finire con questa storia. Spetta a noi far finire tutto ciò. Tutti noi siamo cittadini di questo mondo e quindi uno dei modi di comunicare oggi è internet. Se qualcuno fa qualcosa di non giusto, bisogna agire a livello legale. Noi tutti dobbiamo difendere coloro che non sono in grado di farlo da soli o che si sentono isolati. Vedo che c’è cyberbullismo o bigotteria in varie parti del mondo, quindi bisogna fare di tutto per debellare certe forme sbagliate di utilizzo del web».

Tim Cook ha sottolineato il valore della tecnologia e si è detto entusiasta delle potenzialità della realtà aumentata, della realtà potenziata, «perchè permette l’incontro del mondo reale con quello virtuale. Qualche giorno fa ho visto un’app che permette di visualizzare con la realtà virtuale la casa che stiamo progettando e ci fa vedere come saranno gli spazi che desideriamo. Questa nuova app è solo l’inizio di una rivoluzione, paragonabile a quel che è successo nel 2008 con il lancio delle app e dell’App Store». Una rivoluzione, lì’ennesima, che non deve spaventare i giovani: secondo Cook, la tecnologia deve essere solo «umanizzata» e questa è la mission delle aziende che producono tecnologia.

Quindi ha ricordato il suo rapporto con Steve Jobs, il geniale creatore di Apple. «Mi disse che sarei diventato Ceo sei settimane prima del suo decesso. Lui sarebbe stato il presidente. Poi, quando ci siamo resi conto che non avrebbe funzionato, mi disse: “Non pensare mai a cosa farei io, fai solo ciò che ritieni più giusto“. Ho seguito questo consiglio. Penso di sbagliare tutti i giorni, fa parte della vita, fa parte del lavoro, ma questo non significa essere alla fine delle cose. Io ho sempre creduto che quando c’è la crisi o altre cose negative, tutto poi passerà. Quindi non ho paura di sbagliare, so che sbaglierò però non penso che sia mai una cosa senza rimedio».

«In Apple abbiamo sempre creduto che l’educazione, l’istruzione sia fondamentale per dare a tutti le stesse possibilità», ha sottolineato Cook. «Alcuni hanno il privilegio di essere nati in nazioni ricche, altri in nazioni povere: l’educazione aiuta a superare le differenze. Il pensiero critico promosso da iniziative come l’Osservatorio promosso da Andrea Ceccherini è davvero molto importante».

Tim Cook non ha mancato di affrontare la questione delle tasse e della «web tax»: «Apple paga più tasse di chiunque altro al mondo: siamo il più grande contribuente negli Stati Uniti, siamo il più grande contribuente in Irlanda, ed è così che deve essere», ha chiarito il numero uno di Cupertino. «Si discute già da tempo se Apple paghi le imposte ad ogni Paese in modo equo. La legge dice che se si è una multinazionale con affari in molti Paesi in tutto il mondo, si paga là dove viene creato il valore: e il valore per noi, la maggior parte del valore, viene prodotto nella ricerca e sviluppo, e la ricerca e sviluppo per noi è in California. Quindi noi paghiamo la maggior parte delle imposte al governo statunitense». Secondo Cook, comunque, «il sistema fiscale negli Stati Uniti, e anche nel resto del mondo, è veramente arcaico, e deve essere completamente rivisto: noi siamo a favore, e partecipiamo alla discussione su come rivedere l’aspetto fiscale, e pensiamo che la cosa giusta sia di guardare all’intero sistema. Dobbiamo essere creativi anche in materia fiscale, trovando un meccanismo equo per il futuro».