Al San Bortolo di Vicenza

Ha una grave malformazione congenita, salvato a quattro mesi grazie alla tecnica mini invasiva

di Franco Pepe
Il piccolo era affetto da una rara malattia allo stomaco che colpisce uno ogni 6 mila. Operato dal dott. Chiarenza ora sta bene

Un lattante di 4 mesi. Continua a vomitare. Cresce poco. Sta male. Piange. Un pallore anomalo. Ha già fatto una serie di visite ed esami. Risposte vaghe. Si parla di reflusso. Qualcuno suggerisce di cambiare dieta. Ma non se ne viene fuori, e lui peggiora. Genitori sempre più preoccupati. E, poi, la svolta. La mamma lo porta al San Bortolo di Vicenza in chirurgia pediatrica. Il primario Fabio Chiarenza sospetta dai sintomi una malattia rarissima legata allo stomaco che colpisce un bambino ogni 6 mila nati. Allora dispone vari accertamenti, e i segni radiologici confermano l’intuizione.

Al S. Bortolo diagnosticata la malformazione congenita

A far soffrire il piccino è un volvolo gastrico, una grave malformazione congenita. A provocare dolore, nausea, quei continui conati, è un difetto di fissazione dello stomaco durante lo sviluppo fetale. Occorre operare subito perché in agguato ci sono pericolose complicazioni, un blocco intestinale, l’ischemia dello stomaco. Il primario non perde un istante. L’intervento dura 4 ore. La tecnica è la solita, quella mini-invasiva, in cui Vicenza fa scuola in Europa. Due forellini. Strumenti dello spessore di un ago guidati da una sonda ottica. Le mani del chirurgo che si muovono con straordinaria abilità guardando sul monitor il campo operatorio. L’assistenza dell’anestesista è di prim’ordine. E tutto riesce alla perfezione. Lo stomaco è tornato al suo posto naturale. Il piccolo è salvo. Sta bene. Mamma e papà se lo coccolano. La prima notte di quiete.

L'operazione con la tecnica mini invasiva

Non finisce mai davvero di stupire il dottor Chiarenza, mago della chirurgia pediatrica. È stato lui a portare al San Bortolo la chirurgia laparoscopica con telecamere quasi invisibili e ferri chirurgici larghi non più di 3 millimetri da introdurre all’interno di corpicini in miniatura. È stato lui fra i primi in Italia ad eseguire l’appendicectomia “scarless” che non lascia cicatrici. E, poi, sfide sempre più complesse in tutto lo spettro della chirurgia generale e specialistica. Ha inventato una tecnica per il varicocele oggi adottata a livello planetario. È stato l’unico a rivisitare la tecnica di Nissen nel reflusso gastro-esofageo ricreando la valvola in modo fisiologico. È uno dei massimi esperti di atresia, una malformazione estrema dell’esofago, una vera emergenza. 

Oltre 3.500 interventi del dottor Chiarenza

A Vicenza, negli ultimi 10 anni, ha eseguito oltre 3 mila 500 interventi in elezione e urgenza, spesso autentici miracoli. Al San Bortolo arrivano pazienti da tutta la penisola, ma lo chiamano ad operare e a fare consulenze dovunque in Italia e all’estero, dall’Inghilterra all’Egitto, ed è componente dei board scientifici continentali che contano. Sempre rimanendo umile, disponibile, a misura d’uomo. Un medico del sorriso. 
«Lo stomaco del bambino - spiega - non era attaccato alla parete posteriore dell’addome ma ruotava su se stesso provocando un volvolo gastrico che, quando è grave come in questo caso, può risultare letale per il fatto che non giunge più sangue allo stomaco e il bambino va in shock. Una volta confermata la diagnosi siamo entrati subito in sala operatoria. Lo stomaco era totalmente staccato. Girava su se stesso. Lo abbiamo fissato dentro l’addome. Poi abbiamo chiuso un buco sul diaframma attraverso il quale l’organo scivolava, e ricostruito una valvola di reflusso che il piccolo non aveva. Adesso potrà mangiare regolarmente, e, soprattutto, non rischia più». 
Chiarenza è uno dei pionieri di questo intervento. Il primo, sullo stomaco ballerino di un neonato, lo fece, sempre con la stessa tecnica mini-invasiva, 17 anni fa. E vi scrisse una pubblicazione scientifica. Anche allora non si capiva cosa fosse perché, in effetti, non è semplice. 
«Se il volvolo è acuto, e succede quando lo stomaco subisce una torsione completa, si riesce a risalire alla causa, altrimenti fare una diagnosi diventa complicato». 
In questi anni di casi analoghi ne ha scoperto e operato altri 7. E le sue segnalazioni sono servite a far scoprire la patologia pure in altri centri. Insomma, anche questo un bambino nato due volte. 
È passato appena un giorno dall’intervento, e ora è lì, tranquillo, che succhia acqua e zucchero dal biberon fra le braccia della mamma. Una storia quasi incredibile. Chiarenza è contento: «Sono le cose belle del nostro lavoro. Quelle che ci fanno andare avanti». 

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