Farmaci biologici e telemedicina: la risposta dell'ospedale di Negrar alle malattie intestinali croniche

di Camilla Madinelli
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Il dottor Andrea Geccherle e il suo staff
Il dottor Andrea Geccherle e il suo staff
Il dottor Andrea Geccherle e il suo staff
Il dottor Andrea Geccherle e il suo staff

Prevenzione, nuove cure con farmaci biologici, telemedicina. Sono i tre capisaldi per il trattamento e la cura delle Malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici) delle quali ricorre oggi, 19 maggio, la Giornata mondiale istituita al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica.

Di queste patologie autoimmuni, come morbo di Crohn e Colite ulcerosa, in Italia soffrono 250mila persone: si tratta di uomini e donne, prevalentemente tra i 15 e i 40 anni, la cui vita privata e lavorativa è pesantemente condizionata da sintomi quali dolori e frequenti scariche intestinali che suscitano ansia e imbarazzo, unendosi ad altre condizioni fisiche e psicologiche - depressione e stress in primis - sfavorevoli a una buona qualità di vita.

In occasione della Giornata mondiale dedicata alle Mici, a Negrar di Valpolicella i medici specialisti che fanno capo al Centro per le malattie retto-intestinali-IBD Unit dell’Irccs ospedale Sacro Cuore Don Calabria fanno il punto della situazione e invitano a fare rete. La ricerca medica non ha ancora scoperto le cause scatenanti di queste patologie, ma con i farmaci biologici hanno permesso progressi terapeutici che, associati a stili di vita adeguati, consentono a pazienti con colite ulcerosa e malattia di Crohn di raggiungere la remissione completa, cioè clinica, radiologica ed endoscopica della patologia.

«I farmaci biologici hanno impresso una svolta fondamentale nella cura di questi pazienti», afferma il responsabile del Centro negrarese, il dottor Andrea Geccherle. Mica per niente, infatti, nella sua unità sono attivi 17 studi clinici di fase 2 e fase 3 che riguardano queste nuove molecole nate dall’ingegneria biotecnologica. «Rimane però importante sensibilizzare l’opinione pubblica, e anche la classe medica, sull’importanza della diagnosi precoce della malattia, non trascurando determinati sintomi, come dolore addominale, diarrea, vomito e sangue nelle feci, che se persistenti devono essere valutati da uno specialista».

Il Centro di Negrar ha in cura circa 3mila pazienti, provenienti anche da fuori provincia e regione, con un incremento nel solo ultimo anno di oltre il 20 per cento. Ben 480 sono trattati con i farmaci biologici. «L’aumento del numero degli assistiti e la pandemia da Covid 19 ci hanno imposto l’attivazione di modalità alternative di contatto con i nostri pazienti per non costringerli a recarsi in ospedale», prosegue Geccherle. «Abbiamo così avviato la telemedicina, con visite a distanza dove è possibile, e consulti on line per il controllo periodico degli esami e delle condizioni di salute. Si tratta di pazienti molto complessi, che richiedono risposte rapide a problematiche che spesso insorgono quotidianamente». 

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