Rientro del razzo cinese, la caduta in mare in Malesia. Nessun impatto di frammenti sull'Italia

Un frame video del passaggio del frammento del razzo cinese (Twitter @nazriacai)
Un frame video del passaggio del frammento del razzo cinese (Twitter @nazriacai)
Un frame video del passaggio del frammento del razzo cinese (Twitter @nazriacai)
Un frame video del passaggio del frammento del razzo cinese (Twitter @nazriacai)

AGGIORNAMENTO DOMENICA 31 LUGLIO

Il frammento del razzo cinese Lunga Marcia 5B in caduta incontrollata verso la Terra si è inabissato nelle acque del mare della Malesia, in una zona nei pressi della città costiera di Bintulu. La conferma è arrivata sia dagli Stati Uniti sia dalla Cina.  

 Le Forse Spaziali americane hanno confermato che l’impatto è avvenuto alle 18.51 italiane. La Cina indica che l’impatto sarebbe avvenuto in mare.  Il detrito spaziale, indicato con la sigla CZ-5B-Y3, è un frammento del razzo che il 24 luglio aveva portato in orbita il secondo modulo della stazione spaziale cinese.

 

 

Diversi i video postati sui social del passaggio dei frammenti sui cieli dell'Asia.

 

 

 

SABATO 30 LUGLIO

È stato anticipato alle 19,24 italiane, con un’approssimazione di un’ora, l’orario dell’impatto del frammento del razzo cinese Lunga Marcia 5B, in rientro incontrollato verso la Terra. Lo indicano le stime aggiornate elaborate dall’americana Aerospace Corporation e dal Centro europeo per la sorveglianza e il tracciamento EU SST (EU Space Surveillance and Tracking). I calcoli più recenti della traiettoria di entrambe le organizzazioni escludono l’Italia dalle possibili zone di impatto.

Come è accaduto nel 2020 e nel 2021, anche quest'anno un componente del razzo cinese Lunga Marcia è in fase di caduta incontrollata verso la Terra. L'impatto, era previsto il 30 luglio, è di un elemento del razzo cinese Lunga Marcia 5B, che il 24 luglio scorso ha portato in orbita il secondo modulo della stazione spaziale cinese Tiangong. L’area interessata dalla caduta dei detriti spaziali è per ora circoscritta all’Oceano Pacifico settentrionale, ma è impossibile avere dati certi fino a poche ore prima del rientro. 

Come scritto, rispetto alle cartine elaborate nei giorni scorsi, l’Italia e l’Europa ora non sono più interessate dalle linee che tracciano le possibili traiettorie di sorvolo che l’oggetto potrebbe percorrere in questa finestra temporale.

«Più ci avviciniamo all’evento e più si restringe la finestra di incertezza, anche se il margine di errore rimane sostanziale fino all’ultimo: solo a posteriori si può avere un’idea di dove siano caduti i frammenti», spiega all’Ansa Luciano Anselmo, ricercatore presso l’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione ’Alessandro Faedò del Cnr (Isti-Cnr) ed esperto in dinamica spaziale.

«Abbiamo a che fare con un oggetto che pesa all’incirca 22 tonnellate: sebbene sarà in gran parte bruciato e atomizzato dal rientro in atmosfera - precisa l’esperto - è comunque plausibile che sopravvivano e cadano al suolo (o in mare) dei frammenti solidi per una massa complessiva di circa 5 tonnellate». La porzione che potrebbe rivelarsi più resistente «è il blocco con i due motori a idrogeno e ossigeno liquido: usati per la propulsione, sono realizzati con materiali che resistono molto bene al calore, perché altrimenti si fonderebbero durante il funzionamento. Questo blocco motori - aggiunge Anselmo - ha una massa di circa 2-3 tonnellate: è probabile che si frammenti nell’impatto con l’atmosfera, ma potrebbe comunque generare detriti piuttosto massicci e dunque potenzialmente pericolosi».

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