La ricerca

Il segreto di Beethoven rivelato da un'autopsia postuma

Un ritratto del compositore Ludwig van Beethoven
Un ritratto del compositore Ludwig van Beethoven
Un ritratto del compositore Ludwig van Beethoven
Un ritratto del compositore Ludwig van Beethoven

Problemi al fegato e sorprese dal cromosoma Y di Ludwig van Beethoven: lo dice il suo Dna, sequenziato per la prima volta dopo due secoli a partire da cinque ciocche di capelli, risalenti ai suoi ultimi 7 anni di vita e attribuite al compositore con ampio margine di sicurezza. L’analisi è stata pubblicata sulla rivista Current Biology dall’Università britannica di Cambridge e dall’istituto tedesco Max Planck per l’antropologia evolutiva di Lipsia.

La mappa del genoma indica la presenza di diversi fattori di rischio genetici per le malattie del fegato e, almeno negli ultimi mesi della sua vita, era affetto dall’epatite B: questi elementi, insieme al suo noto consumo di alcol, hanno molto probabilmente portato alla sua morte, avvenuta nel 1827 all’età di 56 anni. Ha portato inoltre alla scoperta che il cromosoma Y di Beethoven non corrisponde a quello di nessuno dei parenti in vita oggi, che hanno un antenato in comune con lui per via paterna. Ciò indica che deve essere avvenuto almeno un concepimento extra-coniugale nella linea di discendenza paterna, in qualche momento tra la nascita dell’antenato comune Hendrik van Beethoven, nel 1572, e quella del compositore, avvenuta sette generazioni dopo nel 1770.

 

Morte per cirrose: l'ipotesi più plausibile

Lo scopo principale dello studio, guidato da Tristan Begg del Max Planck Institute e Università di Cambridge, era quello di far luce sui problemi di salute di Beethoven, che notoriamente includono la progressiva perdita dell’udito ed i cronici disturbi gastrointestinali. I ricercatori non sono stati in grado di trovare una causa definitiva, ma i fattori di rischio scoperti legati al fegato e l’infezione dovuta al virus dell’epatite B confermano la cirrosi come la spiegazione più plausibile.

 

L'analisi dei capelli

Gli autori dello studio hanno però potuto eliminare dalla lista dei sospettati altri disturbi ipotizzati negli anni passati, come celiachia, intolleranza al lattosio e sindrome dell’intestino irritabile, per la quale Beethoven presentava invece un certo grado di protezione genetica. Per essere sicuri di lavorare con il Dna del compositore tedesco, i ricercatori hanno condotto test di autenticazione su otto campioni di capelli provenienti da collezioni pubbliche e private del Regno Unito, dell’Europa e degli Stati Uniti. Hanno così scoperto che almeno due delle ciocche conservate non erano autentiche, inclusa una che si credeva fosse stata tagliata dal musicista quindicenne Ferdinand Hiller dalla testa di Beethoven deceduto da poco.

Soprannominata la ’ciocca Hiller’, sue precedenti analisi supportavano l’ipotesi che Ludwig soffrisse di avvelenamento da piombo, che poteva spiegare i suoi problemi di salute, inclusa la perdita dell’udito: la ciocca si è però rivelata appartenere a una donna. Le cinque ciocche utilizzate nello studio, una delle quali è stata consegnata personalmente da Beethoven nel 1826 al pianista Anton Halm, appartengono tutte allo stesso individuo e sono state confermate come autentiche con un elevatissimo grado di attendibilità. Il campione meglio preservato, la ’ciocca Stumpff’, appartiene al collezionista privato Kevin Brown e ha permesso il sequenziamento dell’intero genoma. Il Dna estratto da questo campione ha inoltre consentito di trovare una forte connessione tra Beethoven e gli abitanti attuali della Renania Settentrionale-Vestfalia, lo stato tedesco situato nella zona occidentale del paese: un dato coerente con la nota ascendenza tedesca del compositore.

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