Al Monte Santo di Lussari in ciaspole e fra più culture

di Andrea Ravarini
Il borgo con alle spalle la croce del Monte Santo di Lussari
Il borgo con alle spalle la croce del Monte Santo di Lussari
Il borgo con alle spalle la croce del Monte Santo di Lussari
Il borgo con alle spalle la croce del Monte Santo di Lussari

L'itinerario di oggi ci porta nelle Alpi Giulie, in Val Canale, a poca distanza dal triplice confine con Austria e Slovenia: una bella escursione con le ciaspole (fattibile anche dagli scialpinisti) in questo crocevia di culture latina, slava e austroungarica, ci porterà sul Monte Santo di Lussari e nel vicino borgo, con il santuario chiamato anche «dei tre popoli», proprio perché luogo di pellegrinaggio per friulani, sloveni e austriaci. Raggiunta la località di Camporosso (indicazione autostradale «Ultima Uscita in Italia»), qualche chilometro prima di Tarvisio, si lascia la vettura nell'ampio parcheggio degli impianti sciistici. Seguendo in direzione sud la strada asfaltata che si infila nella valletta alla sinistra della cabinovia, si raggiunge un piccolo gruppo di case. In breve termina il tratto asfaltato, solitamente pulito dalla neve: una stele e una tabella indicano l'inizio del segnavia 613, noto come «Sentiero del Pellegrino». Imbocchiamo la mulattiera e, dopo aver attraversato un ponte sul Rio Argento, risaliamo l'intera destra orografica del Rio Lussari. Su una traccia in genere ben battuta che si snoda in ripidi tornati, si prosegue immersi nel bosco fino alla piana dove, alla nostra sinistra, sorge la malga Lussari. Da qui la traccia prosegue a destra della pista da sci, tenendosi al margine del bosco, sino alla piccola cappella nei pressi della Sella Lussari. Prendiamo a destra (segnavia 617) il sentiero che passa in prossimità del Monte Prasnig e poi ancora a destra per affrontare la ripida ma breve rampa che porta alla cima del Monte Santo di Lussari: davanti a noi si apre un ampio panorama sulle Alpi Giulie dove spiccano Mangart, Jôf Fuart, Jôf di Montasio. Scesi nel borgo, con caratteristici edifici in stile carinziano e stretti vicoli, possiamo trovare alloggio alla locanda o più semplicemente concederci una birra e un piatto di frico con polenta. Durante la Grande Guerra, il Santuario fu usato dall'esercito austriaco come osservatorio a servizio delle artiglierie posizionate sulla dorsale di confine; perciò fu incendiato e distrutto dagli italiani nell'estate del 1916. Dalle ultime case del borgo, in direzione sud-sudest si segue la pista che, aggirando la cima, ci riconduce alla Sella Lussari, da cui possiamo rientrare per il percorso dell'andata, oppure raggiungere la Cima del Cacciatore, con l'itinerario che sarà descritto con l’appuntamento della prossima settimana.

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