Al poggio del rifugio
«Palmarusso» seguendo
il versante del Guglielmo

  La segnaletica «ingannatrice»
La segnaletica «ingannatrice»
  La segnaletica «ingannatrice»
La segnaletica «ingannatrice»

Con l’esplorazione del segmento intermedio (parte iniziale e finale sono state pubblicate nelle scorse settimane) si chiude il percorso ad anello sul versante Sebino del Monte Guglielmo, che porta a fare la conoscenza con il Rifugio Baita Palmarusso che da un paio d'anni supporta i tanti escursionisti che percorrono i sentieri della zona. L’itinerario stavolta parte dal sentiero che porta anche alla ferrata del Corno del Bene. Lo percorriamo sin quasi sotto le verticali pareti rocciose del Corno del Bene, dove lasciamo a destra il sentiero che porta all'attacco della ferrata di recente realizzazione. Usciti dal bosco, si sale lungo i ripidi e panoramici prati al di sotto del Giogo della Palla. IL SENTIERO guadagna quota velocemente, passa accanto a una fontana, lascia a destra un sentiero per il Guglielmo e arriva al panoramico poggio dove è ospitato il Rifugio Baita Palmarussso. Ampio il panorama dal piazzale antistante, da dove lo sguardo abbraccia la pianura e gli Appennini, il Montorfano e lo specchio azzurro del Sebino, il Monte Bronzone e i ghiacciai del Monte Rosa, la Corna Trentapassi e il Grignone, il Monte Alben e il Pizzo Arera, il Pizzo del Diavolo di Tenda ed il Pizzo Redorta. Continuiamo con il nostro giro ad anello infilandoci dall'altro lato del rifugio su una panoramica stradina che va verso Ovest-Nordovest. Inizia qui l'unico tratto non segnalato dell'itinerario ma che comunque resta sempre ben individuabile: al primo tornante della stradina si prende a a sinistra un sentiero che sale per il crinale erboso, sempre molto panoramico. Raggiunta quota 1675, si continua a mezzacosta in falsopiano per poi percorrere un tratto in discesa, sempre a mezzacosta, sopra la Val Vandul. Dopo una curva appare la più bella delle montagne orobiche, la Presolana. Il sentiero raggiunge il crinale a valle della Punta Caravina dove incontriamo nuovamente le segnalazioni biancorosse. Qui troviamo anche delle frecce segnaletiche che un escursionista in montagna non vorrebbe mai incontrare: le Tredici Piante sono indicate sia a destra che a sinistra e il Guglielmo è indicato dalla parte sbagliata. La spiegazione è che i cartelli indicano non tanto le località ma gli «anelli». Peccato che se uno non conosce bene la zona è portato a sbagliare. •

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