Cime Laste e Mandriolo, un incredibile e vasto panorama

di Fausto Camerini
Sulle creste di Cima Mandriolo (MonkyFoto)
Sulle creste di Cima Mandriolo (MonkyFoto)
Sulle creste di Cima Mandriolo (MonkyFoto)
Sulle creste di Cima Mandriolo (MonkyFoto)

Continuiamo oggi la descrizione del giro ad anello che partendo dal rifugio Larici ci porta sulla Cima delle Laste e sulla Cima Mandriolo, importante osservatorio italiano della Grande Guerra. Ci troviamo su quella lunga catena di montagne che delimitano a nord l'Altopiano di Asiago e che, dopo aver guadagnato quota abbastanza dolcemente da sud precipitano improvvisamente verso il profondo solco della Valsugana. Con Zaino in Spalla della scorsa settimana dopo aver superato Cima Laste eravamo scesi a Porta Manazzo detta anche Bocchetta Manazzo. Qui chi fosse già stanco può scendere a sinistra (frecce) e tornare velocemente al rifugio Larici. Noi proseguiamo all'incirca sulla linea di cresta passando alla sinistra di un crocefisso e superando una trincea ed una caverna di guerra (qui passava nel 1915-18 una seconda linea di difesa austriaca). Dopo un tratto erboso panoramicissimo si risale un ripido bosco con diversi affioramenti rocciosi. Tornati in cresta tra gli alberi si aprono scorci suggestivi sulla catena dei Lagorai, dall'altro lato della Valsugana. Davanti a noi è apparsa la meta finale: la Cima Manderiole detta anche Costalta e indicata Mandriole sulla carta Kompass. Si supera una bocchetta erbosa e si sale ad una croce in ferro, poche decine di metri sotto la cima che si raggiunge in pochi minuti. Un incredibile e vasto panorama si presenta ai nostri occhi. Davanti a noi il Pizzo di Levico (o Cima di Vezzena); là in basso la Valsugana e il Lago di Caldonazzo; e poi le cime dei Lagorai con il Fravort, l'Hoabonti, la Cima Sette Selle, la granitica Cima d'Asta, la Cima Dodici, la Cima Larici e sotto di essa il rifugio da cui eravamo partiti, il Monte Verena e, più lontano, l'altopiano del Pasubio. Chi non fosse ancora stanco ed appagato potrebbe in poco più di un'ora, con una bella galoppata di cresta, raggiungere senza difficoltà anche il Pizzo di Levico; itinerario che descriveremo un'altra volta. Si torna alla Porta Manazzo per lo stesso percorso di salita. Qui si prende a destra il sentiero che scende e che, in pochi minuti ci porta ad una stradina nei pressi della Malga di Porta Manazzo nei cui pressi si trovano ancora i resti di un acquedotto austriaco della Grande Guerra. Non si raggiunge la malga; si segue a sinistra la semipianeggiante stradina sterrata, si passa accanto al rifugio Formico e in breve si arriva nuovamente al rifugio Larici.

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