Gran Paradiso, in vetta al Parco Nazionale nel centenario

di Andrea Ravarivi
Lungo il sentiero reale di caccia, salendo al Rifugio Vittorio Emanuele II
Lungo il sentiero reale di caccia, salendo al Rifugio Vittorio Emanuele II
Lungo il sentiero reale di caccia, salendo al Rifugio Vittorio Emanuele II
Lungo il sentiero reale di caccia, salendo al Rifugio Vittorio Emanuele II

In occasione del centenario dell’istituzione del Parco Nazionale del Gran Paradiso, descriviamo la salita alla cima da cui il parco prende il nome, unico massiccio oltre i 4.000 metri interamente in territorio italiano. All’altezza di Introd si abbandona il fondo della Valle d’Aosta per risalire a sinistra la Valsavarenche, sino a raggiungere l’ampio parcheggio di Pont. Ci troviamo così nel cuore del primo parco nazionale italiano, nato il 3 dicembre 1922, la cui storia è strettamente legata alla protezione dello stambecco: all’inizio del XIX secolo la caccia incontrollata aveva quasi portato all’estinzione della specie sulle Alpi, solo pochi esemplari sopravvivevano nelle zone più impervie tra Valle d’Aosta e Piemonte. Così alla metà dell’ottocento il re Vittorio Emanuele II, forse per un antesignano spirito ambientalista o più probabilmente per un’egoistica passione, fece istituire nell’area oggi protetta dal parco, la Riserva Reale di Caccia che consentì di salvare la specie dall’estinzione; a partire dal secondo dopoguerra gli esemplari di stambecco provenienti dal Parco del Gran Paradiso hanno poi permesso di ripopolare tutte le Alpi. Oggi il parco, insieme al Parco Nazionale francese della Vanoise e al Parco Regionale del Mont Avic con cui confina, forma un’unica vasta area protetta, fornendo condizione ottimale per la conservazione di numerose altre specie animali e vegetali. Lasciati alle spalle gli edifici dell’albergo, attraversiamo il ponte sul torrente Savara per seguire verso sud il fondovalle sino al rifugio Tétras Lyre. Da qui inizia una lunga serie di tornanti nel bosco grazie ai quali il sentiero reale di caccia risale i pendii alla destra orografica della Valsavarenche. Quando rimangono solo gli ultimi larici isolati, si attraversa una suggestiva cascata: davanti a noi, piano piano, compare la triade di cime superiori ai 3.500 metri che si allineano a sud-ovest della vetta principale: Becca di Monciair, Ciarforon e Tresenta. Il percorso si fa più lineare ed in breve raggiunge il pianoro del laghetto di Moncorvè, sopra il quale sorge il rifugio Vittorio Emanuele II, con la sua caratteristica (... ma non proprio elegante) forma di botte metallica tagliata. L’edificio in muratura è invece il vecchio rifugio sostituito nel 1961 e ora con funzione di bivacco invernale. L’itinerario per la vetta sarà descritto la prossima settimana.

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