Salita a Cima Carega, la regina delle Piccole Dolomiti

La scorsa settimana abbiamo raggiunto il Rifugio Scalorbi, a nord del quale, in prossimità della stazione di valle della teleferica del rifugio Fraccaroli, prende avvio il sentiero 192 diretto alla Bocchetta Mosca. A quota 1900, evidenti segnalazioni indicano a sinistra il sentiero 183 che seguiamo tra i mughi sino a raggiungere la gialla parete rocciosa dove inizia la ferrata Campalani, la più antica delle Piccole Dolomiti, costruita dal Gruppo Alpino Operaio di Verona nel 1958. Le maggiori difficoltà sono proprio all’attacco, reso però più semplice dal 2019 con l’inserimento di alcune staffe aggiuntive. Ci si sposta poi a destra su un tratto verticale con roccia ben gradinata e dopo un paio di esposti traversi ci si infila in uno stretto camino. Si prosegue prestando attenzione ad alcuni tratti in cui la roccia risulta un po’ più friabile e poco dopo, lungo un’aerea cengia, si trova il libro di via; un ultimo strappo verticale conduce alla sezione terminale, più appoggiata e ricca di appigli. Usciti dalla via si percorre la lunga cresta, non più attrezzata ma che richiede comunque passo fermo. Senza particolari problemi di orientamento si raggiunge così la vetta del Carega, dove il panorama spazia dalle vicine creste del Baldo sino al gruppo dell’Adamello e alle principali cime dolomitiche; verso la pianura, nelle giornate più limpide, si possono scorgere l’Adriatico e la laguna di Venezia. L’etimologia del nome della cima è discussa: si va dal veneto carèga, cioè sedia, al tedesco kar (vedretta ghiacciata) e eck (monte roccioso), sino al più accreditato dialetto cimbro, dove kareg significa bacinella, a ricordare la forma del gruppo montuoso visto da sud. Poco sotto la vetta sorge il rifugio Mario Fraccaroli da cui imbocchiamo il segnavia 108b che, attraverso il vallone della teleferica raggiunge la carrozzabile militare che scende dolce verso Passo Pertica. Poco sotto il passo e l’omonimo rifugio incontriamo una croce a memoria di don Domenico Mercante, parroco di Giazza fucilato dai soldati tedeschi in ritirata a guerra finita il 27 aprile 1945 insieme a Leonardo Dallasega, soldato sudtirolese che si era rifiutato di eseguire l’ordine di giustiziare il prete. Alcune tracce permettono di tagliare i tornanti e, superato il rifugio Revolto, si raggiungono in breve il rifugio Boschetto e la Dogana vecchia dove abbiamo lasciato l’auto.

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