Sulla magica e selvaggia vetta del Monte Frisozzo

di CASSAMALIC
La croce in ferro collocata sulla cima del Monte Frisozzo
La croce in ferro collocata sulla cima del Monte Frisozzo
La croce in ferro collocata sulla cima del Monte Frisozzo
La croce in ferro collocata sulla cima del Monte Frisozzo

Con la prima parte dell'itinerario descritta la scorsa settimana abbiamo raggiunto il Rifugio Maria e Franco. Costruito nel 1979, sui ruderi dell'ex Rifugio Brescia, è di proprietà della sezione di Brescia del CAI. Tra i più isolati rifugi bresciani (avvicinamento minimo di tre ore e ottocento metri di dislivello), rappresenta un punto d'appoggio fondamentale dell'Alta Via N.1 evitando una lunghissima tappa tra Lago della Vacca e Rifugio Lissone o la discesa sino in Val di Fumo e successiva risalita a cui si era costretti prima della sua apertura. Dal rifugio imbocchiamo il segnavia 16, che conduce al Forcellino di Tredenus e al Bivacco Cai Macherio. Dopo qualche centinaio di metri, presso un enorme masso, si stacca sulla destra una traccia con indicazioni segnate in blu da Giacomo Massussi, precedente storico gestore del rifugio. Si risale la conca, lasciando sotto di noi la Val Dois e il Lago delle Pile, tra classiche pietraie adamelline. Superata una falesia attrezzata con vie di arrampicata, seguendo i bollini blu e qualche ometto di pietra, la traccia svolta a destra in direzione della bocchetta posta tra il Frisozzo e le Cime di Val Ghilarda. In questo tratto si attraversa un esposto nardeto, erba più conosciuta come «isiga»: prestiamo la dovuta attenzione, in quanto quest'erba, spesso sottovalutata, risulta molto scivolosa soprattutto se bagnata, oppure gelata. Percorso un breve tratto che scende dal lato del lago d'Arno, si imbocca un canalino (II grado) che sale verso sinistra, al di sopra del quale non è raro incrociare lo sguardo di alcuni stambecchi che ci controllano dall'alto mentre transitiamo. Il percorso è ora evidente: senza discostarsi troppo dalla linea di cresta, con divertente e facile arrampicata (massimo II+) su blocchi di tonalite, si raggiunge in breve la cima caratterizzata dalla presenza di una croce in legno un po' sbilenca, una in ferro e un centrino topografico in metallo. Il panorama, comunque, ripaga della fatica e chi ha scelto di pernottare al rifugio potrebbe programmare i tempi per tardare sino ad ammirare il tramonto alle spalle della Concarena. La discesa si effettua lungo il percorso dell'andata, oppure imboccando al Lago Dernal il segnavia 89 che scende diretto al lago d'Arno, da cui con sentiero 20A ci si ricongiunge al percorso dell'andata. Un'ulteriore possibilità, compiendo un bellissimo giro ad anello di due giorni, prevede di seguire il N.1 sino al Lissone e da lì alla Rasega.

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