Tornando dal Pizzo del Becco tra rocce, boschi e laghi

di Andrea Ravarini
Lungo il sentiero del ritorno, riflessi sul Lago Marcio
Lungo il sentiero del ritorno, riflessi sul Lago Marcio
Lungo il sentiero del ritorno, riflessi sul Lago Marcio
Lungo il sentiero del ritorno, riflessi sul Lago Marcio

La scorsa settimana abbiamo raggiunto i 2507 metri del Pizzo del Becco da cui nelle giornate terse si gode di un vasto panorama: a est il Monte Rosa con al suo fianco il Cervino e le Alpi del Mischabel, mentre a nord spiccano le pareti granitiche del Pizzo Badile e del Cengalo. Sotto di noi, divisi dalla dorsale che scende dal pizzo Farno, il lago Colombo e i laghi Gemelli: li toccheremo entrambi nell'itinerario di discesa. Lasciamo la grande croce della cima ritornando sui nostri passi sino alla forcella: invece che scendere nel canale erboso da cui siamo sbucati all'andata, proseguiamo dritti, tenendoci sul versante nord dell'anticima rocciosa e per esili tracce e pietraie, aiutati dagli ometti di pietra (attenzione a inizio stagione ai nevai residui), in pressoché costante discesa raggiungiamo il Passo di Sardegnana. Lungo l'itinerario abbiamo scorto innumerevoli laghi artificiali e sotto di noi c'è quello che porta lo stesso nome del passo: difficile immaginarlo, ma sono ben 8 gli invasi artificiali che vi convogliano le proprie acque, attraverso condotti sotterranei e canali scavati direttamente nella roccia; dal lago poi una condotta forzata porta l'acqua, con un salto di 700 metri, sino alla centrale di Carona. Dal passo, superato un piccolo laghetto, scendiamo a destra lungo il vallone sino a incontrare il segnavia 214 che scende dal passo di Aviasco: questo sentiero ci porterà a costeggiare tutto il Lago Colombo, per poi attraversarne la diga sino a raggiungere i laghi Gemelli e l'adiacente rifugio con le caratteristiche ante rosse. Nonostante il nome i laghi Gemelli sono un unico specchio d'acqua: fino al 1932 erano due piccoli laghi che, visti dal soprastante passo di Mezzeno, sembravano specchiarsi l'un l'altro; poi, con la costruzione della diga sono diventati un unico bacino, ma il nome è rimasto al plurale! Dopo una pausa al rifugio, imbocchiamo il segnavia 211 che si stacca alla sua destra; tra pascoli e radi larici proseguiamo la discesa sino ad attraversare su un ponticello il torrente Borleggia, per raggiungere poi in leggera salita il lago Marcio, il cui nome non rende giustizia degli splendidi riflessi che regala. Costeggiamo il lago sulla riva occidentale sino all'estremità opposta dove, con un paio di tornanti, ci portiamo ai piedi della diga per ritrovare il percorso dell'andata.

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