LA STORIA

«Bignè, italiane e cannoli. Quelle paste da venti lire ci hanno cambiato la vita»

La pasticceria Flego di corso Portoni Borsari compie cinquant’anni. «Ero alla Mondadori, con Giorgio aprimmo il negozio con le cambiali»

Bignè, cannolo e diplomatica, che tutti però conoscono come italiana. La scelta non era certo come quella di adesso, il vassoio delle paste era povero di colori ma pieno di gusto, con accanto i cornetti per la colazione assieme a caffè o cappuccino. Il mondo di Flego inizia da lì, un mondo pieno di dolcezza ma anche di storie che si intrecciano con la nostra città.

Perchè Flego non è solo una pasticceria ma è ormai un marchio che molti veronesi identificano con la colazione o la merenda in centro storico e proprio domani compirà 50 anni. Una vita insomma, con il racconto che parte dal lontano 28 febbraio del 1972. «Io lavoravo alla Mondadori, il mio fidanzato Giorgio Flego nella pasticceria dei suoi genitori», ricorda Renza Dalla Val, «e insieme abbiamo deciso di prendere questo negozio in corso Portoni Borsari, c'era una pasticceria aperta da poco, poi nello stesso anno ci siamo anche sposati».

Pochi anni dopo, nel 1976, nasce il loro primogenito Matteo, poi nel 1982 arriverà anche il fratello Marco. «Abbiamo fatto tantissimi sacrifici acquistando l'attività con parecchie cambiali, stavamo lì tutto il giorno, Giorgio in laboratorio e io alla vendita. Ma il destino aveva in serbo una brutta sorpresa, nel 1992 mio maritò morì per un brutto male», sospira Renza guardando la foto del suo Giorgio in bianco nero appesa ad una parte del locale di corso Portoni Borsari.

«È stato devastante, si sono licenziate tutte le persone che lavoravano con noi perchè pensavano che non sarei stata in grado di gestire tutto da sola. Sono andata da altri pasticceri, da Tomasi a Dall'Omo alla pasticceria Roma, compravo da loro e rivendevo. Era durissima ma dovevo andare avanti, lo dovevo a Giorgio e ai miei figli che intanto crescevano».

Matteo si laurea in scienze politiche, Marco in comunicazione ma poi decidono di affiancare mamma nell'attività. «Era il 2007 ma il negozio di corso Portoni Borsari doveva essere ristrutturato assieme a tutto l'edificio ma i lavori andavano per le lunghe. Così ci siamo trasferiti in via Stella, proprio nel periodo della trasformazione della strada in pedonale».

È un'altra faticata, ma poi le soddisfazioni arrivano veloci. «Il lavoro aumentava sempre più, abbiamo aperto un laboratori in zona industriale che segue Matteo assieme al comparto catering, packaging e prodotti mentre Marco gestisce l'attività in via Stella». In poco tempo Flego diventa un marchio, un punto di ritrovo per molti veronesi. «All'inizio c'erano solo paste all'italiana - le diplomatiche, ndr - bignè e cannoli alla crema oltre alle brioche, ricordo che costavano venti lire», va avanti Renza, «poi abbiamo inserito sempre più novità».

Come i macarons ad esempio per cui sono diventati un punto di riferimento a Verona e non solo, studiati a Parigi durante i lunghi anni di chiusura del locale di corso Portoni Boersari che riapre i battenti finalmente nel 2016 dopo ben sei anni di attesa. «Volevamo tornare dove tutto è cominciato», sottolinea la titolare della pasticceria Flego, che al mattino è sempre la prima ad arrivare in negozio e controlla che tutto sia perfetto prima dell'apertura.

«Poi abbiamo aperto anche all'Adigeo e pure a Venezia», racconta invece il figlio Marco, «in laguna con un format particolare dedicato soprattutto all'asporto, una sfida bellissima». Come quella di resistere durante un periodo duro come la pandemia. «Facevamo consegne a tutti i nostri clienti dalla mattina alla sera, anche per una sola brioche e questo credo faccia la differenza. La nostra forza è di restare comunque a conduzione familiare, il negozio è come un figlio» sorride Renza, a capo di un'azienda che comunque conta di circa 40 dipendenti.

«Qui ritrovo clienti che vedevo venire da bambini, assieme a loro torniamo indietro nel tempo con i ricordi. Vengono soprattutto veronesi ma anche da altre città, che ci conoscono e poi tornano o acquistano prodotti che poi spediamo a casa loro». E nonostante una vita passata a lavorare e i suoi 72 anni Renza Dalla Val ha un entusiasmo incredibile da cui molti dovrebbero imparare. «Giorgio mi ha lasciato due figli meravigliosi e sarebbe orgoglioso di quello che hanno fatto e continuano a fare, se siamo arrivati a questo punto lo dobbiamo a loro, senza dimenticare tutti i dipendenti che sono stati con noi in questi 50 anni di attività». .

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