INNOVAZIONE

Con il Covid l’agroalimentare spinge l’uso dell’e-commerce

di Valeria Zanetti
E-commerce, fenomeno in crescita anche per le aziende veronesi
E-commerce, fenomeno in crescita anche per le aziende veronesi
E-commerce, fenomeno in crescita anche per le aziende veronesi
E-commerce, fenomeno in crescita anche per le aziende veronesi

La pandemia e in particolare il periodo di lockdown hanno accelerato il processo di innovazione per l’agroalimentare anche in Veneto e a Verona. Il digitale è diventato lo strumento più importante per rimanere vicini ai consumatori; l’e-commerce un’alternativa per approcciare il mercato. Il ricorso alle nuove modalità ha avuto successo, però, solo nelle imprese che avevano già progetto e strategia definite. È quanto emerge dall’indagine AgriFood Management&Innovation Lab, laboratorio di ricerca del dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, nato poco meno di un anno fa per supportare le imprese del comparto e accompagnarle a superare le criticità, che ha curato una prima indagine sulle aziende agroalimentari di piccole e medie dimensioni del Triveneto. Lo studio ha analizzato la presenza digitale delle aziende da 10 a 250 dipendenti nel database Bureau Van Dijk’s Aida con dati di bilancio disponibili appartenenti ai settori Ateco 10.1-10.8 (lavorazione e conservazione di carne, pesce, formaggi, frutta e ortaggi, granaglie, prodotti da forno e altri alimenti). Le attività analizzate sono state 520, di cui 389 in Veneto. Il 78,4% del campione regionale è online con il proprio sito. Le più presenti nel web sono le realtà più grandi (con 38,7 dipendenti in media). Solo il 13%, usa l’e-commerce, con una distribuzione molto varia a seconda del settore. La ricerca si è proposta di fotografare la situazione, verificare risorse, organizzazione e strategie di marketing adottate per poi divulgare le best practice. Le imprese veronesi coinvolte sono state 82, delle quali 68 hanno un sito e, di queste, 15 anche un’attività di e-commerce, 50 una pagina facebook, 27 una pagina linkedIn e 19 account Instagram. All’avanguardia brand dell’alimentare come Pellini Caffè di Bussolengo e Dal Colle di Colognola (dolciario). Da segnalare anche Antico Molino Rosso di Buttapietra (farine bio), Armando de Angelis di Villafranca (pastificio), Bonomi di Roverè Veronese (biscottificio), La Casara di Roncà (caseificio) e Stringhetto di Legnago (confetture), tutte attive su oltre quattro social. «L’emergenza sanitaria», spiega Francesca Checchinato, responsabile della linea di ricerca sulla digitalizzazione del settore food del laboratorio universitario, «ha fatto capire l’importanza dell’e-commerce come nuovo canale distributivo, ma sembra che l’accelerazione verso investimenti dedicati riguardi prevalentemente aziende che già li avevano pianificati». Più in generale, le imprese sono chiamate a sviluppare un’immagine e un posizionamento, che permetta la differenziazione rispetto ai concorrenti. «La visione del digitale non è a sé stante rispetto all’attività core, da delegare quindi completamente ad agenzie esterne. Non può neppure essere approcciata in modalità fai-da-te. Ma piuttosto deve diventare parte integrante delle strategie di marketing». •

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