La crisi di governo e Verona

Sindaci, si allarga la lista dei «pro Draghi». E il centrodestra si spacca

di Maria Vittoria Adami
In alto da sx: Scalzotto, Pastorello, Panuccio, Dall'oca. In basso da sx: Franzoni, Martelli, Melotti, Farina
In alto da sx: Scalzotto, Pastorello, Panuccio, Dall'oca. In basso da sx: Franzoni, Martelli, Melotti, Farina
In alto da sx: Scalzotto, Pastorello, Panuccio, Dall'oca. In basso da sx: Franzoni, Martelli, Melotti, Farina
In alto da sx: Scalzotto, Pastorello, Panuccio, Dall'oca. In basso da sx: Franzoni, Martelli, Melotti, Farina

Tra i primi, sabato, a firmare è stato il neosindaco di Verona, Damiano Tommasi. Ma in queste ore, la «Lista di Draghi» - quella dei sindaci che sottoscrivono una lettera chiedendo al Presidente del Consiglio Mario Draghi di restare - si sta allungando anche con i nomi dei sindaci veronesi. E non solo di civici, come il primo cittadino di Sona, Gianluigi Mazzi, o di centrosinistra, come Giampaolo Provoli di San Bonifacio. Anche nell’alveo del centrodestra, dove sono granitiche le posizioni di Fratelli d’Italia, che vuole andare a votare, e della Lega che considera la questione «materia da parlamento», ci sono movimenti di rottura.

Già inaugurati, questi ultimi, nella vicina Vicenza, dove il sindaco Francesco Rucco, civico di centrodestra, ha firmato la petizione spaccando la giunta e attirando su di sé il fuoco amico di Fratelli d’Italia. Chi si sfila Ma anche nel Veronese c’è chi si sfila dai confini di partito, come il sindaco di Mozzecane, Mauro Martelli, un passato trentennale in Lega, già presidente di Aato ed eletto primo cittadino con una civica supportata da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Firma la petizione? «Assolutamente sì. Draghi ha governato in questi mesi prendendo decisioni importanti. Alcune mi sono piaciute, altre meno. Ma ha governato. Perdere la sua credibilità istituzionale e internazionale per anticipare il voto di pochi mesi mettendo a repentaglio le scadenze sulle riforme funzionali al Pnrr mi sembra una forma di autolesionismo incomprensibile. Poi, se non avrà i numeri in Parlamento, per garantire la solidità di sostegno all’azione di Governo, meglio votare. Ma il teatrino da campagna elettorale di quest’ultimo mese non è più tollerabile».

 

Leggi anche
Verona e la crisi di Governo, Boscaini: «Stabilità prioritaria». Riello: «Scelta irresponsabile»

 

Nella lettera i sindaci chiedono «senso di responsabilità, certezze e coerenza» in un momento davvero difficile: guerra, post pandemia, rincari energetici, crisi economica. I nodi, per le famiglie, arriveranno al pettine in autunno.

Certi e incerti Per questo il sindaco di Castel d’Azzano, Antonello Panuccio, ha firmato la petizione domenica. «Serve stabilità assoluta perché i problemi gravi sono troppi e Draghi è una garanzia ed è autorevole nel panorama mondiale. Ho fiducia in lui», continua Panuccio, eletto con una civica appoggiata dalla Lega. «Ci aspetta un aumento esponenziale dei costi dell’energia che mette a rischio gli avanzi dei Comuni. Ci preoccupa l’autunno. L’inflazione è all’8 per cento, le opere pubbliche si fermano per l’aumento dei prezzi. Facevamo volentieri a meno di una crisi di Governo, saremmo andati al voto a primavera». «Se firmo? Certo che sì e con assoluta convinzione», assicura Claudio Melotti, sindaco di Bosco Chiesanuova e coordinatore provinciale di Forza Italia. «Sottoscrivo le parole della lettera: Draghi è la persona giusta e al posto giusto per l’Italia e per l’Europa». Favorevole, anche se non ha ancora avuto modo di avere il testo sotto mano, Antonio Pastorello, già presidente della Provincia e sindaco di Roveredo di Guà: «Rischiamo di andare in default. La minima credibilità l’abbiamo grazie a Draghi». Ma anche dal fronte compatto dei sindaci veronesi della Lega, che non voteranno la petizione, c’è chi si pone qualche dubbio. È il sindaco Francesco Farina, di Palù.

L’incerto. Della Lega, sì, ma «pensante», dice. «Draghi deve assolutamente rimanere. Sarei preoccupato se l’Italia in questa situazione fosse nelle mani di qualsiasi dei nostri politici. Se sapessi che la mia firma avesse un effetto, firmerei». Firmerà? «Nessuno per ora mi ha sottoposto il testo, ma ci penserò».

Cose da parlamentari Ma sul fronte dei «no» alla firma della petizione, la questione non è tanto su una volontà di esautorare Draghi, quanto sull’utilità della “raccolta firme”. «I sindaci fanno i sindaci, non chiedeteci di fare i parlamentari, queste sono questioni che riguardano i partiti a Roma», è il mantra dei sindaci della Lega, da Graziano Lorenzetti di Legnago a Flavio Pasini di Nogara. Ne è convinto anche Cristiano Zuliani, sindaco di Concamarise e anche deputato della Lega: «Mi esprimerò domani in Parlamento in base al voto del mio gruppo, non con una petizione», dice sfruttando il secondo canale politico che ha a disposizione. E poi c’è Manuel Scalzotto di Cologna Veneta e attuale presidente della Provincia: «La petizione è una forzatura: Draghi non deve restare perché i sindaci lo chiedono». Ma anche di Attilio Gastaldello, di San Giovanni Lupatoto, appoggiato da una coalizione di centrodestra ribadisce che «son cose da Parlamento». E aggiunge: «Draghi non è strategico per il Pnrr o per il Decreto Aiuti, piuttosto il parlamento deve capire se riesce a fare la legge di bilancio cambiando in corso il Governo». Ne fanno una questione di rappresentanza, Gerardo Zantedeschi di San Pietro in Cariano e Roberto Dall’Oca di Villafranca: «Da sindaci rappresentiamo un Consiglio con diverse sensibilità, per poter prendere una sola parte».

«Il sì a Draghi» Tuttavia non è un «no» a Draghi. «Ritengo utile che il Presidente continui», aggiunge Scalzotto. «Con la sua intelligenza e indipendenza saprà compiere la scelta più logica e di miglior risultato». «Draghi», gli fa eco Dall’Oca, «ha dato credibilità e nuova immagine a un Governo che già due anni fa era alla ricerca di credibilità e che ancora oggi per colpa dei 5 Stelle si perde a caccia di qualche punto percentuale in vista delle prossime elezioni. Non bisogna avere paura del voto, fa parte della democrazia, ma mancando poco alla fine della legislatura e al voto, a mio parere, in questi mesi servirebbe stabilità a chiusura del percorso iniziato che ha portato risultati eccezionali con il Pnrr».

Al voto «Io non firmo in bianco», dice il sindaco di Cerea, Marco Franzoni riguardo alla petizione: «I 5 Stelle hanno dimostrato di non essere affidabili. Assistiamo a uno spettacolo davvero indegno, di cui è responsabile anche il Pd. Il Governo non può rimanere in scacco dei mal di pancia grillini e delle loro guerre interne. Conte, Di Maio e Letta stanno giocando sulla pelle dei cittadini. Ora servono responsabilità e determinazione. Se verrà data la parola ai cittadini si formerà un nuovo Governo, che in questa delicata fase saprà garantire gli obiettivi del Pnrr e sostenere le famiglie e le impree». .

Suggerimenti