L’alpino Sciopa uomo di fede e di opere

Anche Tarcisio Betttinsoli, classe 1936, di Lodrino è «andato avanti», raggiungendo il paradiso di Cantore. Si è presentato a lui con il labaro dell’Associazione Artiglieri che orgogliosamente aveva portato per 64 anni nelle sfilate di ricorrenza, anche in ricordo del padre Antonio che aveva vissuto la Prima guerra mondiale nel terzo Reggimento di Artiglieria di montagna della Brigata alpina Julia. E che in terra di Russia aveva conosciuto padre Ottorino Marcolini, dal quale - ci ricordava – era rimasto affascinato per la sua religiosità, generosità, eroismo. L’alpino artigliere Tarcisio, «sciopa» (spara!), come veniva chiamato, aveva vent’anni quando nell’agosto 1956 a Marcinelle in Belgio scoppiò la miniera ove morirono 266 minatori e solamente 13 (fra cui 6 feriti) sopravvissero: tra di essi il muratore Antonio Bettinsoli, che si ritenne sempre un miracolato. Da allora Santa Barbara, patrona dei muratori, degli artiglieri, dei vigili del fuoco diventò a Lodrino una delle ricorrenze più sentite dalla popolazione, celebrata ogni anno il 4 dicembre con particolare solennità (e immancabile spiedo!). Nel 1970 con Bettinsoli Francesco, Medaglia d’argento guadagnata per atti di eroismo sul Don, decise la costruzione di un monumento «Agli Alpini delle Valli Bresciane» inaugurato dal generale Romolo Ragnoli e benedetto da padre Marcolini. Nel 1976, uomo di fede profonda e di umanità intensa, partì volontario in Friuli quando il terremoto sconvolse quel territorio. «Prima le fabbriche, poi le case, poi le chiese» disse l’allora arcivescovo di Udine e quindi Tarcisio divenne là costruttore di case, mentre Brescia scriveva una delle pagine più prestigiose della sua storia con il villaggio Brescia voluto dal Giornale di Brescia che a distanza di anni resta un modello di ricostruzione. Nel 1982, sempre come volontario, partecipò alla costruzione della scuola Nikolajewka a Brescia, monumento vivente iniziato dagli alpini in ossequio all’idea di «onorare i morti aiutando i vivi». Sciopa fu sempre in prima fila, anche quando portava il labaro dell’artiglieria in ogni corteo che sfilava per le vie del paese, accanto a padre Marcolini, l’angelo protettore dei militari incontrati sui vari campi di guerra e, soprattutto prigionieri, come lui, nei lager tedeschi o russi. Il 30 aprile scorso si è celebrato il suo funerale, non solennissimo, come avrebbe meritato, a motivo del Covid. Un corteo al minimo, ma con la porta della chiesa e anche del paradiso spalancate, ove lo attendevano i suoi cari, padre Marcolini e il generale Cantore. La popolazione tutta di Lodrino ha partecipato al dolore della moglie Domenica e dei familiari, rendendo così omaggio a un uomo di limpida fede, di operosità feconda, di grande attenzione agli ultimi. Lascia un grande vuoto e un imperituro ricordo. Giovanni Betttinsoli

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