La nuova «Ita» e un decollo con domande

Egregio direttore, mi sembra strano e fantomatico che la Nuova Compagnia Aerea di bandiera, ITA, sia dotata per ora di una flotta di soli 52 aerei, numero che sembra più a quello di una compagnia regionale o locale. Certo, è che non poteva reggere, non tanto per gli aerei anche se un po’ vetusti, bensì con il grande numero di dipendenti oltre gli 11 mila, che vengono ridotti a 2.800. Mi domando però: se hanno mai fatto precedentemente un piano industriale, penso proprio di sì, e se quindi questa anomalia non fosse balzata agli occhi dei controllori e dei revisori? La Commissione europea, e il nostro ministero dell’Economia, oltre a quello dell’aviazione civile e trasporti, hanno ora notato che i parametri non potevano reggere, cosa però che da anni (quanti anni sono che la vecchia Alitalia doveva essere salvata) era notoria a tutti anche nell’Ue. La domanda invece più pertinente è quante tratte sono state eliminate? E se i viaggi intercontinentali saranno compresi nei primi tre anni di esercizio quando il preventivo del fatturato dovrebbe raggiungere quasi i 4 mila miliardi di euro. Perché credo che se toglieranno e taglieranno certi voli non vi sarà mai il «decollo» e, fra poco più di un anno, saremo ancora a discutere con l’Unione europea se potremo aiutare la nostra compagnia o meno. Come sempre vorrei sapere, se la nostra compagnia di bandiera, avrà acquisito anche il «brand» di Alitalia, quella grande A tricolore, che per anni fu il vanto della nostra ripresa economica, turistica e commerciale: la bandiera che tutti vedevano, e che per anni ci ha fatto rispettare nel mondo dell’aviazione. Per concludere, a cosa era dovuto il fatto che ci si stagnasse a 11 mila il numero del personale, quando ora la ripresa, se ci sarà, come mi auguro e spero, si basa sulla metà esatta, e non subito ma fra 4/5 anni? È chiaro che i sindacati non sono soddisfatti, perché è anche grazie a loro che i posti acquisiti divenivano intoccabili, in tutti i settori sia per quelli di volo, sia per quelli a terra, e la manutenzione, ed anche ora, protestano, ma non propongono nulla su questi eccedenti. Si facciamo almeno una domanda, non peregrina, ma valevole per tutti i piani economici ed operativi: se il servizio funziona con 5.000 dipendenti, come mai ne erano necessari ed imprescindibili (come hanno affermato i vertici della triplice) 11 mila? Posti reali o...? Posti necessari o necessari per mantenere le promesse sindacali? Sempre con il «must» di tante sigle sindacali, valido in ogni tempo: più iscritti abbiamo, paganti ovviamente, più potere deteniamo: che fa pandant col detto «Muoia Sansone con tutti i filistei». Gianluigi Pezzali Salò

Suggerimenti