BRESCIA INSOLITA

Negli strati del tempo i segreti della storia di Rovato

di Marco Tiraboschi
Uno scorcio di Rovato
Uno scorcio di Rovato
Uno scorcio di Rovato
Uno scorcio di Rovato

Se vogliamo creare un percorso immaginario fatto di luoghi insoliti, di storie e personaggi curiosi che ci immergano negli enigmi della storia, dobbiamo fare una tappa a Rovato. Serve solo immaginare le imponenti mura veneziane, nella loro altezza originale, tornare a circondare interamente l’abitato, interrotte solo dalle porte, dai rivellini e dai possenti torrioni, arrivati intatti fino a noi grazie alla solida struttura e al conglomerato locale utilizzato per edificarli. Poi, come in un palinsesto, grattando la superficie si affonda nelle ombre del tempo, gli eventi dei secoli passati hanno lasciato il segno. Incendi, saccheggi, distruzioni, ricostruzioni, potenziamenti ed eventi catastrofici come la peste e l’invasione delle locuste. Velocemente dal quindicesimo secolo si passa al quattordicesimo, scopriamo le tracce di un precedente castello, preceduto ancora da un altro di epoca indefinita, e forse a sua volta preceduto da un forte romano, poi le tracce si perdono, si fanno rare e nebulose. Il cuore della città è nascosto sotto terra: la collina su cui sorge la città è un cumulo di detriti dovuti a continui abbattimenti e ricostruzioni che ne hanno innalzato il livello, nelle viscere di Rovato si nasconde la sua storia, ancora piena di enigmi. Una storia che lascia le prime tracce sul vicino Monte Orfano, dove sono stati scoperti i segni più remoti, che risalgono al neolitico, passano per i celti, i romani e i longobardi. Allora, come spesso accade, dove la storia non è documentata, si porge un orecchio ai racconti popolari, che qui non mancano. Storie raccontate attorno al focolare o davanti a un bicchiere di vino e un piatto di trippa, in una delle tante osterie che popolavano gli oscuri, stretti vicoli, in particolare via Cantine. Qualcuno racconta che un tesoro giace sepolto sotto il castello. Un vitello d’oro, un idolo adorato dagli ultimi pagani, che timorosi di essere perseguitati dagli adepti del nuovo culto cristiano, l’hanno abilmente nascosto. Qualcun altro racconta di lunghissime gallerie sotterranee, ora crollate, che collegavano la cittadina con il Monte Orfano, dov’era un altro castello e durante il percorso si diramavano per dirigersi a Erbusco. Al di là delle fantasie, lo splendido Oratorio della Disciplina, oggi interrato tre metri sotto terra, dimostra chiaramente il progressivo innalzamento del suolo dovuto all’interramento, quindi non è da escludere che, in futuro, una Rovato precedente e sconosciuta possa emergere dall’oscurità dei millenni. Forse dei tesori devono ancora essere scoperti.

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