Ramelli credeva nella Patria e nel Tricolore

Egregio direttore, mi riferisco alla lettera uscita sul giornale, spedita dall’amico Gianni Motto e dedicata alla tragica vicenda di Sergio Ramelli. Sottoscrivo in toto ciò che Gianni ha scritto, compreso l’auspicio che l’Italia non viva più giorni di sangue e di violenza come furono quegli anni ’70! Io, in quegli anni, ero il segretario del Fronte della Gioventù a Milano ed ho conosciuto di persona e molto bene Sergio Ramelli. Era uno dei miei ragazzi, gente meravigliosa che ebbe il coraggio di gettare il cuore oltre la barricata, senza fare calcoli, ma impegnandosi a fondo e convintamente in una battaglia allora pericolosa e complicata! Sergio è l’esempio di quella gioventù che credeva nella Patria e nel tricolore, prima di abbracciare qualsiasi logica di partito! Una generazione che sacrificò vite, patrimoni familiari, famiglie bruciate sulla pira della Fede politica! Li ricordo ancora tutti, i vivi e i morti, con molti di loro sono ancora in contatto fraterno, anzi certe volte simbiotico: eravamo giovani e incoscienti, siamo rimasti incoscienti e sprezzanti! Salutai Sergio Ramelli una sera, nella sua sezione, mi ero dimesso, per ragioni futili e stupide, e lui nel salutarmi mi regalò la sua bandiera e mi disse che gliela avrei ridata il giorno che fossi tornato a combattere con lui quella battaglia disperata ed eroica! Lo rividi quaranta giorni più tardi circa al Policlinico in fin di vita all’inizio della sua agonia. Passai giorni a fare veglia insieme agli amici, allora ci chiamavamo camerati, fotografato, dalla altra parte della strada da fotografi del movimento studentesco che ci classificavano e ci dossieravano! Poi Sergio spirò ed io non ebbi neppure il coraggio di partecipare al suo funerale: mi sentivo in colpa per il mio abbandono momentaneo e per il fatto che quando fu aggredito io non fossi al mio posto a tutelarlo! Sono passati 46 anni ma quel ricordo è ancora così vivo in me da provocarmi lacerazioni nel mio animo! Lacerazioni molto vicine al cuore, molto vicine al mio essere di quei giorno ed a quello che sono diventato anche al suo posto che non ha potuto occupare! Sono ancora qui a fare politica, fra alti e bassi, fra incazzature e ritorni, sono ancora qui a colmare un vuoto che lui lasciò tanti anni fa immolandosi per l’Idea e non cedendo a compromessi e viltà! Non nego che provo un minimo di disgusto quando mi capita, mio malgrado, fare paragoni fra quegli anni e quei ragazzi e la situazione della politica italiana odierna. Ciao Sergio... P.S: mi dimenticavo di dire che quella bandiera, ormai lacera, la conservo gelosamente! Gianluca Bonazzi di Sannicandro Muscoline

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