Subito certezze per i docenti in Lombardia

Gentile direttore, siamo insegnanti di scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado della provincia di Brescia. Per l'aumento dei contagi le scuole sono (quasi) state chiuse. In verità molti di noi, quelli che possono in considerazione della propria situazione familiare, lavorano in presenza per garantire, ove possibile, la frequenza degli alunni con disabilità e con disturbi specifici dell'apprendimento. Apprendiamo dai mezzi di comunicazione che in diverse regioni (Lazio, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Sicilia, Campania per citarne alcune) gli insegnanti e il personale scolastico, anche universitario, vengono in questi giorni sottoposti alla vaccinazione. Altri hanno già effettuato la prenotazione con una calendarizzazione precisa. E in Lombardia? Non sono forse italiani gli insegnanti lombardi? Abbiamo recentemente ascoltato dal neopresidente del consiglio Mario Draghi l'intenzione di mettere la scuola e la formazione al centro dell'attenzione della politica. Nel caso degli insegnanti che operano nella nostra regione non è così! La vicepresidente della Regione Letizia Moratti e il superconsulente Guido Bertolaso hanno apertamente dichiarato in data 23 e 24 febbraio che la chiusura delle scuole (che peraltro, abbiamo spiegato, non è nemmeno totale) con il ricorso alla Dad mette di per sé gli insegnanti in sicurezza. Non siamo qui a discutere della dolorosa e necessaria decisione della chiusura delle scuole della provincia (che non implica comunque per molti di noi una condizione di «smart working» per le ragioni sopra indicate), ma desideriamo rivolgere a voi tutti, ciascuno in riferimento alle proprie specifiche competenze, il seguente appello. Diteci almeno che cosa ne sarà degli insegnanti che operano in Lombardia. Vorremmo ricevere dalle istituzioni competenti una prospettiva e una previsione realistica su quando saremo vaccinati, perché siamo cittadini italiani a tutti gli effetti e vorremmo essere trattati come i colleghi delle altre regioni d'Italia. Crediamo onestamente di aver fatto e di continuare a fare da marzo 2020 ad oggi con serietà e senso di responsabilità tutta la nostra parte. E ci meritiamo di essere considerati protetti perché chiusi in casa (e non lo siamo nemmeno!) a tempo indeterminato, mentre si parla, magari, di prolungamento delle lezioni fino al 30 giugno? Il diritto all'istruzione è un bene comune e pubblico in ogni regione del nostro territorio nazionale, così come la tutela della salute dei lavoratori. Confidiamo in risposte puntuali al nostro appello. Maria Cristina Leone (docente scuola secondaria I grado) Elena Ginevra (docente scuola secondaria II grado) Seguono 826 firme di docenti di ogni ordine e grado di scuola

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