AUSTRIA

Un Paese diviso in due. Appena potrò, mi vaccinerò

di Irene Panighetti

Paolo Frusca, per questioni anagrafiche, non ha ancora diritto al vaccino nel Paese dove vive da quasi 30 anni, l’Austria, che sta seguendo un piano vaccinale più o meno come quello italiano. Ma quando toccherà a lui «lo farò certamente, anche se qualche timore c’è – non nasconde –. Per decidere con cognizione di causa ci vorrebbe una preparazione medica specifica che non ho, quindi mi fido. Se domani mi chiamassero, andrei». Classe 1963, Frusca è un bresciano trapiantato a Vienna ma la sua notorietà letteraria varca i confini: dopo aver esordito anni fa con un altro noto scrittore bresciano, Italo Bonera con «PhOxGen! Mille soli per l'impero», ha raggiunto il successo internazionale con l’ultimo romanzo del 2020, «Una casacca di seta blu. Romanzo di un allenatore illusionista» (uscito con Mondadori nel 2020). A Vienna lavora (ma non vive di letteratura), ha una moglie con la quale ha dato alla luce due figli, la prima ormai maggiorenne e il secondo al ginnasio. «Le scuole aprono e chiudono, ma pare che alla prossima riapertura ci sarà la possibilità di fare agli studenti un tampone ogni giorno – spiega –. L’Austria è attualmente spaccata a metà: a Vienna e verso est sta dilagando la variante inglese e le terapie intensive sono in sofferenza. Il resto del Paese sta meglio, ma in ogni caso ovunque non c’è, e non c’è mai stato a differenza dell’Italia, l’obbligo di mascherina all’aperto ma solo nei luoghi chiusi. Ci sono la norma del distanziamento e i divieti di spostamento». Per quel che riguarda il piano vaccini «è partito con Biontech e sta funzionando: i soggetti deboli, il personale sanitario e le categorie con priorità hanno ricevuto la prima dose ma ora iniziano s scarseggiare i rifornimenti. Inoltre c’è polemica sul vaccino russo e quindi non so come procederanno, in ogni caso io sono in coda, non in quanto italiano, ovviamente, ma per età».

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