INTERVISTA EDITOR NARRATIVA STRANIERA

Sabine Schultz. Vogliamo sorprendere e intrigare i nostri lettori

di Chiara Roverotto
Sabine Schultz   narrativa straniera
Sabine Schultz narrativa straniera
Sabine Schultz   narrativa straniera
Sabine Schultz narrativa straniera

Sabine Schultz è editor della casa editrice Neri Pozza per la narrativa straniera. Un compito che porta avanti da una decina di anni a tempo pieno. Una passione, un lavoro, segnato anche da molti successi.

Neri Pozza in questi anni ha dato ampio spazio alla letteratura straniera e spesso l'ha fatto seguendo tematiche legate all'Oriente, all'Inghilterra del secolo scorso, alle avventure, ai gialli: si è rivelata una scelta vincente?

Nonostante la difficile situazione contingente, l’anno scorso e la prima metà di quest’anno si sono rivelati eccezionali. Moltissimi romanzi dei nostri autori più amati sono stati in classifica per settimane, come “La ricamatrice di Winchester” della scrittrice Tracy Chevalier e “Tre piani” di Eshkol Nevo. Anche alcuni degli esordienti, come Stuart Turton o Claire Berest, hanno contribuito ad ottenere questo risultato. Il nostro raggio d’azione si estende alla letteratura di tutto il mondo e comprende sia il romanzo storico, che opere contemporanee. Ciò che conta è innanzitutto la qualità, diciamo quest’ultimo è uno degli aspetti che ci caratterizza e sul quale siamo molto attenti e i lettori ci premiano per questo.

Un editore riesce a lavorare seguendo solo le esigenze del mercato editoriale, oppure cerca di trovare nuovi autori per aumentare l'offerta letteraria e ,quindi, la conoscenza di chi legge?

Conosciamo bene il gusto dei nostri lettori, ma il vero compito di un editore è quello di proporre ciò che il lettore non si aspettava o non sapeva di voler leggere. Ciò che rende il nostro lavoro interessante è la scoperta. Vogliamo sorprendere, intrigare e scuotere i nostri lettori. Questo è quello che ci siamo proposti di fare alla Neri Pozza.

Ci spieghi come nasce la decisione di pubblicare un autore straniero: quali sono gli aspetti che prende in considerazione?

Scegliere di pubblicare un autore nuovo, è un compito che prendiamo molto sul serio. Poniamo l’accento innanzitutto sulla qualità della scrittura, ma anche sulla capacità dello scrittore di interrogare la nostra realtà, la nostra storia comune come esseri umani e il nostro passato o presente. Le scrittrici e gli scrittori che scegliamo, finiscono spesso per essere selezionati per prestigiosi premi letterari, come Daniel Mason, finalista al Pulitzer di quest’anno con “Una registrazione del mio passaggio sulla terra”, o l’esordiente Susie Yang, finalista al Center for Fiction Prize, con il suo romanzo “Ivy”, in uscita a settembre. Entrambi romanzi indimenticabili che ci hanno convinto anche per la loro originalità.

La scelta di cui è andata più fiera, quella che le ha dato maggiori soddisfazioni in termini di vendite, ma anche di contenuti?

“Il potere del cane” di Thomas Savage. Un classico moderno della letteratura americana, che ora è diventato anche un film diretto da Jane Campion, in arrivo in Italia a dicembre. Parla di temi importanti e riesce a descrivere alla perfezione gli abissi di quella solitudine con cui dobbiamo fare i conti tutti noi. Ma ci sono tanti altri come i romanzi dell’inglese Natasha Solomons (I Goldbaum, Casa Tyneford) e non vedo l’ora che esca il suo nuovo libro che ci racconterà la storia della Gioconda -, o Amor Towles di cui in autunno pubblichiamo Lincoln Highway.

Un autore che le piacerebbe pubblicare?

Abbiamo avuto grande successo in questi anni con i libri dell’israeliano Eshkol Nevo ed è da anni che seguo la produzione di una ex-allieva dei suoi corsi di scrittura, Ayelet Gundar-Goshen. Sono molto contenta che il suo prossimo romanzo uscirà con noi nel 2022.

Come stanno cambiando le esigenze del mercato al riguardo: c'è maggiore attenzione per gli autori stranieri in genere oppure si sceglie passando attraverso argomenti, generi o altro?

L’interesse per gli scrittori stranieri resta invariato. Semmai è in leggera crescita, se guardiamo i numeri pubblicati dall’AIE. Ma sono sicuramente cambiati i temi che la letteratura straniera affronta, come la diversità, la sostenibilità, il razzismo. Ancora qualche anno fa Amitav Ghosh lamentava che la letteratura non parlasse mai dell’ambiente. Oggi sono molti i romanzi sul tema, come per esempio Un bel quartiere di Therese Anne Fowler.

Quanti libri legge in un anno? E che cosa la coinvolge di più di una storia? Poi quando la sceglie che cosa accade sotto il profilo strettamente pratico?

Ricevo migliaia di proposte all’anno e spesso leggo soltanto le prime pagine per poi scartare i manoscritti che non hanno le caratteristiche giuste per noi. Non ho mai fatto il conto esatto dei libri che leggo invece interamente, ma credo siano quasi cento all’anno. Trovare un libro che mi convinca davvero non è facile. Credo di essere diventata più esigente con gli anni. Ma quando capita è una soddisfazione enorme. Allora ne discutiamo insieme in casa editrice e se siamo tutti convinti facciamo un’offerta. Spesso ci troviamo a dover combattere con altri editori, come è successo di recente con “Pandora”, di Susan Stokes-Chapman, che pubblicheremo a gennaio 2022 in contemporanea con l’editore inglese. Abbiamo escogitato un piano di lancio che ha convinto sia gli agenti che la stessa autrice e ci siamo aggiudicati uno degli esordi più interessanti dell’anno prossimo. E non è certo una cosa da poco.•.

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