Allevamenti di
suini lager, shock
nella Bassa

Una  scrofa in uno degli allevamenti «investigati» costretta in uno spazio angusto per l’allattamento Un capo visibilmente   sofferenteMaiali affetti da patologie documentati dall’investigazione  Le carcasse di animali abbandonate senza alcuna protezioneUn suino   agonizzante
Una scrofa in uno degli allevamenti «investigati» costretta in uno spazio angusto per l’allattamento Un capo visibilmente sofferenteMaiali affetti da patologie documentati dall’investigazione Le carcasse di animali abbandonate senza alcuna protezioneUn suino agonizzante
Allevamenti shock

Le foto e i video - anche quelli meno raccapriccianti - sono eloquenti e scioccanti: suini che divorano le carcasse di altri maiali, topi che razzolano nelle mangiatoie, capi con le cicatrici di mutilazioni vietate dalla legge, residui di tessuti provenienti dalla castrazione sparsi nelle porcilaie. E ancora: suini ammassati che urinano uno sull’altro e scrofe adagiate forzatamente in una sorta di sarcofago senza lo spazio vitale per muoversi e lontane dalla presa dell’acqua, che in preda a movimenti isterici inavvertitamente schiacciano i maialini che stanno allattando. I video mostrano suini che soffrono lesioni e infezioni, che hanno disperato bisogno di cure veterinarie e in alcuni casi troppo deboli per muoversi. È QUESTO L’ORRORE documentato da una sconvolgente investigazione in sei allevamenti operativi nelle province di Brescia, Mantova e Cremona. Nelle aziende finite sotto la lente ci sarebbero anche alcuni allevamenti destinati alla produzione di Prosciutto di Parma e di altre Dop. L’inchiesta, condotta dalla Lav per conto di Eurogroup for animal, organizzazione internazionale che gode di un buon credito da parte dell’Ue, è stata rilanciata dai media britannici e in particolare da un reportage del giornale pubblicato ieri dall’Independent. Sull’attendibilità dei filmati girati di nascosto dagli attivisti della Lega antivivisezione, nessuno nutre dubbi anche se si sottolinea che sei allevamenti sono una goccia nel mare delle 6 mila aziende del triangolo padano. Il materiale raccolto sarà ora girato alle procure dei rispettivi territori degli allevamenti, agli organi di controllo dell’Ue, al ministero della Salute e per conoscenza all’Unesco che nel 2015 ha accettato la richiesta presentata da Parma di essere insignita di «Città Creativa per la Gastronomia». Due le aziende bresciane finite nell’inchiesta, entrambe con sede nella Bassa. Il primo allevamento, della capacità di 5 mila capi - si legge nella scheda del dossier - è costituito da quattro capannoni e copre l’intero ciclo: gestazione, maternità, svezzamento (o magronaggio) e ingrasso. Le immagini carcasse di scrofe ammassate all’interno della cella frigorifera, suinetti morti per malattia, accantonati insieme a code tagliate e altri tessuti. Il secondo allevamento ispezionato in incognito dagli animalisti conta 3 mila animali. In questo caso sono documentate strutture fatiscenti, sovraffollamento, impianto di areazione insufficiente, infestazione di topi, capi con profonde ferite non curate e cibo intriso di feci e urine. Nel video - girato anche con l’ausilio di droni - si vedono maiali con lacerazioni sanguinanti nella zona della coda. «CI CHIEDIAMO COME sia possibile tollerare, non solo per gli animali ma anche per i consumatori, queste condizioni di allevamento: sono questi gli standard di “eccellenze“ che vengono finanziate dall’Unione Europea?», afferma Roberto Bennati, vicepresidente della Lav, commentando i filmati sulle condizioni dei sei allevamenti di suini. «Chiediamo - prosegue Bennati - al ministro della Salute e ai responsabili dei servizi veterinari delle Regioni, se anche questa volta sentiremo dire che si tratta di casi isolati e che il sistema delle ispezioni (a campione) funziona: quali controlli sono stati svolti su queste strutture e quali provvedimenti saranno presi? Su quali tavole finirà la carne e il prosciutto di suini allevati in queste condizioni?». •

Suggerimenti