Amianto
abbandonato,
aperta inchiesta

di Mario Pari
Gli accertamenti sull’amianto affidati ai carabinieri del Noe
Gli accertamenti sull’amianto affidati ai carabinieri del Noe
Gli accertamenti sull’amianto affidati ai carabinieri del Noe
Gli accertamenti sull’amianto affidati ai carabinieri del Noe

Le indagini sono iniziate da tempo, ma la svolta si è registrata recentemente. Sul registro degli indagati della procura di Brescia è finito il nome di Lucia Andriola responsabile tecnico del comune di Castelli Calepio. Nel comune bergamasco al confine con Palazzolo, proprio dove i due paesi hanno case che distano poco tra di loro e, appunto il confine ha solo un valore geografico, da tempo si è alle prese con un problema molto delicato: la presenza di amianto sui tetti di un capannone. L’amianto rappresenta un pericolo consistente e mobile poichè le polveri si spostano nell’aria, senza badare a confini geografici.


A QUESTO va aggiunto che i capannoni sono stati al centro di vicende che hanno complicato la situazione da qualche anno a questa parte. Al punto che se ne sta occupando la procura di Brescia con il pm Antonio Bassolino. Oltre a Lucia Andreoli sono coinvolte nella vicenda - l’ipotesi di reato è omessa bonifica - altre due persone e l’inchiesta è condotta dai Noe. Nel 2013, nel corso di un’ondata di maltempo è stato strappato al capannone su cui si sta indagando lastre di amianto finite nella zona. Venne emessa un’ordinanza dall’allora sindaco che però non produsse conseguenze. Altro problema qualche anno dopo. Il capannone tornò alla ribalta delle cronache in seguito, per la precisione nell’agosto scorso, a causa dell’incendio parziale del tetto. Nuova ordinanza del sindaco che però non avrebbe prodotto riscontri. Le indagini procedono da parte della procura e del Noe.


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