Anche a Brescia
la mafia coltiva
la terra dei fuochi

di Cinzia Reboni
La gestione illegale dei rifiuti è cavalcata delle nuove mafie
La gestione illegale dei rifiuti è cavalcata delle nuove mafie
La gestione illegale dei rifiuti è cavalcata delle nuove mafie
La gestione illegale dei rifiuti è cavalcata delle nuove mafie

La ’ndrangheta li seppellisce, la camorra li brucia. Le infiltrazioni mafiose nella filiera dei rifiuti sono sottili come fili di ragnatela. Ma il fenomeno è già considerato un’emergenza. Brescia, e più in generale la Lombardia, sono i candidati più autorevoli a diventare la «terra dei fuochi» del Nord. Non fosse altro perchè nel Bresciano la media delle scorie smaltite in discarica per chilometro quadrato è di circa 13 volte superiore rispetto a quella delle altre province lombarde e di tutto il territorio nazionale. La nostra provincia è insomma lo snodo cruciale dei rifiuti prodotti in Italia. E il sospetto è che molti di questi approdino nella nostra provincia dal Sud sotto l’egida di persone legate ai clan. L’ultimo «Monitoraggio della presenza mafiosa in Lombardia» redatto dall’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università degli Studi di Milano si è focalizzato sul ruolo giocato dalle mafie nell’ambito dell’economia legale.

NEL REPORT SPICCA un’urgenza di straordinaria attualità, di cui gli stessi investigatori faticano, almeno per ora, a spiegare con certezza le origini e i responsabili effettivi. Si tratta del ciclo di gestione dei rifiuti. Negli ultimi tre anni infatti la Lombardia ha visto letteralmente dilagare la pratica criminale dell’incendio di discariche, alcune delle quali più volte. Numerosi gli episodi - specie nel 2018 - ed i possibili rischi derivanti dalla diffusione in atmosfera di sostanze velenose. Al punto che si è arrivati ad utilizzare anche per la Lombardia l’immagine di «terra dei fuochi», coniata anni fa per l’area a cavallo tra la provincia di Napoli e la parte sud-occidentale di quella di Caserta. Se e in che misura si possa intravedere dietro l’incendio in discarica la sagoma della criminalità organizzata mafiosa, e in che misura sia invece la spia di nuove forme di criminalità economica e imprenditoriale particolarmente spregiudicata, è ancora difficile da capire. Certo il «fenomeno indica una patologia sistematica e non è leggibile come semplice somma di episodi sparsi». Il rapporto della commissione d’inchiesta parlamentare è più esplicito: «Brescia è uno dei punti sensibili dal punto di vista dei traffici dei rifiuti. Il trattamento delle scorie ha costi sempre più elevati, e gestire forme illegali di smaltimento movimenta un giro d’affari stratosferico».

NELLA CLASSIFICA regionale dell’illegalità nel ciclo dei rifiuti stilata nel 2018 da Legambiente, la Lombardia si posiziona all’ottavo posto a livello nazionale con 399 infrazioni accertate, e al primo posto tra le regioni del Nord, seguita da Piemonte e Liguria. La classifica su base provinciale indica Brescia il territorio in cui si concentra il numero più alto di infrazioni, 61, oltre a 58 denunce, 5 arresti e 34 sequestri. Questa nuova tendenza, segnalata dalla Direzione nazionale antimafia, corrisponde ad un cambio di rotta significativo, seppure parziale, nella filiera all’interno della quale le regioni del Nord, ovvero le sedi per definizione della criminalità d’impresa, avrebbero conquistato un ruolo di maggior rilievo. Si pensi in proposito al caso di una «strutturata organizzazione criminale - si legge nel rapporto - frutto di una joint venture tra aziende private e pubbliche» le quali, invertendo il senso della rotta illegale dei rifiuti, avevano portato allo smaltimento in Lombardia e in Piemonte di circa 100 mila tonnellate di ecoballe provenienti dalla Campania. L’indagine, partita nel 2014 dopo un incendio in un capannone di Rezzato, aveva indagato 36 persone. I rifiuti, provenienti da Napoli ma anche da Roma e La Spezia, venivano trasportato al Nord solo dopo fittizie operazioni di recupero e trattamento e, infine, smaltiti con la complicità di alcuni dipendenti delle stesse aziende di Brescia, di Parona Lomellina, in provincia di Pavia, di Castelceriolo (Alessandria) e Vago Ligure (Savona). Secondo il rapporto Cross, la filiera dei rifiuti si è accorciata, rafforzando la centralità di Brescia nel settore e nelle azioni illegali. Si tratta di un trend che trova in parte fisiologica giustificazione nel numero nettamente superiore di impianti che trattano rifiuti in questa area del Paese: solo in Lombardia se ne contano 2.700 e in Veneto circa 1.500. E che, se riferito al fenomeno mafioso, non può non essere collegato al ruolo quasi monopolistico che le ’ndrine rivestono nel movimento terra. Il secondo si riferisce alla «provenienza criminale» dei responsabili dei reati in materia di rifiuti, i quali - secondo quanto affermato dalla Direzione nazionale antimafia - costituirebbero oggi una realtà criminale «autoreferenziale» che cerca complicità nelle strutture pubbliche attraverso la corruzione.

IL TERZO FATTORE, quello più preoccupante, riguarda la frequenza sorprendente di incendi appiccati agli impianti di gestione e trattamento dei rifiuti nella regione. L’allarme è stato colto anche dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, che lo scorso anno ha deciso di procedere ad un approfondimento di inchiesta su quello che ha assunto le dimensioni di un «vero e proprio fenomeno nazionale». Il quale, secondo i dati raccolti dalla stessa Commissione, vede una prevalenza di eventi incendiari nelle regioni settentrionali (124 casi, il 45,5% del totale). La catena di incendi appiccati agli impianti di trattamento rifiuti in Lombardia costituisce un chiaro indice della presenza di una illegalità assai diffusa nel settore. Secondo la Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, dal 2015 al 2017 sarebbero più di 260 i casi censiti su tutto il territorio nazionale. Quanto alla Lombardia, sono numerosi gli episodi incendiari a impianti di stoccaggio, smaltimento e discariche abusive da Pavia a Brescia, sino all’area metropolitana di Milano. Nella nostra provincia negli ultimi tre anni i roghi di rifiuti hanno riguardato Calcinato, Bedizzole, Calcinatello, Chiari e Rudiano (6- continua).

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