Addio a Piovani, «voce» senza compromessi

di N.S.
Franco Piovani è morto all’alba di ieri: aveva 88 anni Foto Teletutto
Franco Piovani è morto all’alba di ieri: aveva 88 anni Foto Teletutto
Franco Piovani è morto all’alba di ieri: aveva 88 anni Foto Teletutto
Franco Piovani è morto all’alba di ieri: aveva 88 anni Foto Teletutto

«Dico quello che penso, faccio quello che dico, scrivo quello che vedo». Era il «breviario» laico che ispirava i rapporti umani e la professione di Franco Piovani, intellettualmente allergico a compromessi, «veline» e notizie addomesticate per compiacere i potenti di turno. E forse proprio questo stile di vita lo portava a essere fieramente orgoglioso di essere un giornalista in un’epoca in cui - per colpa di tutti e di nessuno - questa professione sta perdendo credibilità e prestigio. Con la sua morte avvenuta all’alba di ieri all’età di 88 anni, il mondo dell’informazione bresciana perde una preziosa e storica voce. Piovani era un «figlio» della Bassa da cui aveva ereditato il pragmatismo e la graffiante ironia. Non era una persona facile da approcciare. «IL GIORNALE NON mi paga per essere simpatico, ma per informare». Diceva sempre e comunque quello che pensava «a costo di essere sgradevole. L’ipocrisia è l’oppio dei popoli - era la battuta che aveva coniato -. Bisogna dire e scrivere la verità, anche quando è scomoda. Così puoi scoprire anche chi ti è amico davvero». E di amici veri Franco ne aveva tantissimi, perchè lo meritava. Anche tra i politici. Una notte dei primi anni Novanta accompagnò in macchina a Roma l’allora ministro Gianni Prandini alla vigilia dell’esplosione di Tangentopoli. Durante il viaggio, Prandini confidò molti retroscena di Mani pulite a Piovani. A chi gli chiedeva perchè non avesse usato quelle informazioni inedite per un articolo, o addirittura un libro Franco rispose sdegnato: «Solo gli asini scalciano il leone ferito e agonizzante. E io non sono un somaro». Piovani aveva cominciato giovanissimo a frequentare le redazioni come correttore di bozze al Giornale di Brescia. Diventato giornalista professionista negli anni '70, si era laureato ad Urbino con una tesi sulle Casse rurali e artigiane bresciane, diventata poi un libro. L’annuncio in esclusiva della morte all’ospedale «Curie» di Parigi di un operaio investito da radiazioni nucleari in un’azienda di Alfianello sul Giornale di Brescia, è uno dei suoi storici scoop. Piovani - era la fine degli anni Sessanta - anticipò la rete di telescriventi e la colonia di corrispondenti dalla Francia dei giornali nazionali. MA GUAI A PARLARE di esclusive. «Gli scoop - affermava - servono a tirare a lucido lo smisurato ego dei giornalisti. L’importanza della notizia è proporzionale alla sua diffusione». Anche per questo, nonostante non fosse della generazione tecnologica, aveva un rapporto sereno con i social e l’informazione on-line. Negli anni Ottanta aveva iniziato la sua carriera in tv, alla direzione di Telenord e poi a Teletutto dove, oltre ai servizi tg, curava la trasmissione Territorio dedicata alle eccellenze e alle tipicità del Bresciano. Dopo la pensione aveva continuato a collaborare con una pletora di pubblicazioni: da La Pianura alla Voce del Popolo, prima di approdare a Bresciaoggi. Il suo ultimo articolo per la nostra testata risale a 20 giorni fa. La forza comunicativa dei servizi di Piovani, dalle grandi inchieste ai piccoli resoconti di cronaca locale, era la capacità di approcciarsi alle notizie con la testa sgombra da luoghi comuni, dietrologie e preconcetti. Elegante, con il suo inseparabile papillon, girava tra la gente captando le loro emozioni. «Scrivete meglio che potete, ma scrivete facile, le persone devono capire», aveva spiegato agli studenti del liceo durante un incontro sui nuovi mezzi di comunicazione. I suoi articoli e i suoi servizi erano in questo senso emblematici: anche il resoconto della sagra di un piccolo paese diventava un suggestivo affresco neorealista. Religioso, ma non bigotto, aveva un rapporto fin troppo schietto anche con i sacerdoti. Le discussioni nella gestione del bollettino d’informazione parrocchiale di Manerbio «Il Ponte» erano all’ordine del giorno, ma il suo contributo era sempre un valore aggiunto. Franco Piovani lascia la moglie Maria, i figli Giba con Roberta, Cristina con Gianfranco, gli adorati nipoti Francesca con Alessandro, Paolo con Sara, Daniele e Fabio. Rispettando la volontà espressa da Franco, la famiglia ha chiesto di non inviare fiori, ma di sostenere con donazioni l’oratorio e la parrocchia. I funerali saranno celebrati domani mattina alle 9,30 partendo dalla camera ardente allestita in via Kennedy nella casa progettata personalmente con disegni e tavole da Franco Piovani. Una circostanza specchio della versatilità di una persona che mancherà al mondo dell’informazione bresciana e a tutti quelli che hanno avuto il privilegio di conoscerla. •

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