Bonifiche a due velocità Ogni bresciano soffocato da dieci chili di amianto

di Cinzia Reboni

Ogni bresciano -neonati compresi - ha la pesante dote di un carico di dieci chili di amianto potenzialmente pericoloso. Sono infatti oltre diecimila le tonnellate di asbesto ancora da bonificare sul territorio provinciale, dove sono stati censiti 5 milioni e 753 mila metri quadrati di tetti e lamiere in eternit. Sono questi i numeri di un’emergenza che privati e istituzioni stanno provando a fronteggiare con grandi difficoltà: dal 2006 al 2019 l’operazione «amianto free» ha portato alla rimozione o messa in sicurezza di quasi un milione e 900 mila chilogrammi, oltre 181 mila metri cubi e 11 milioni e mezzo di metri quadrati di coperture ed altre superfici contaminate. Ma molto resta ancora da fare. NONOSTANTE SIA STATO messo al bando nel 1992, l’amianto in Italia è ancora molto diffuso e continua a rappresentare una grande minaccia per la salute e l’ambiente. Nella Penisola ci sono 96 mila siti contaminati da asbesto censiti nel database del ministero dell'Ambiente, e nonostante la normativa italiana sia tra le più avanzate in Europa, a distanza di vent’anni dall’emanazione della legge che stabilisce la cessazione dell’impiego, il divieto di estrazione, l’import export, la commercializzazione, la produzione di amianto e di prodotti che lo contengono, costituisce ancora oggi un problema irrisolto. I DATI ELABORATI da Ats Brescia - relativi a 163 Comuni della provincia e ad un bacino di 1.176.312 abitanti- forniscono un quadro preciso e dettagliato della situazione aggiornata al 31 ottobre di quest’anno. Scorrendo la cronologia relativa agli anni di presentazione della pratica di bonifica, si rileva che la battaglia all’amianto ha vissuto una fase cruciale tra il 2012 e il 2015: addirittura 6,7 milioni i metri quadrati delle pratiche aperte nel 2013 e un milione e 80 mila i chilogrammi eliminati dal 2015 in poi. Ma, per contro, il 2015 è stato anche l’anno dove c’è stato l’incremento maggiore di attestazione di siti non bonificati: più di 7 milioni di chili, oltre a 4 milioni di metri quadrati e 103.583 metri cubi di amianto. Cifre che fotografano una situazione grave, dovuta anche ai ritardi delle procedure di rimozione. Dal 2015 ad oggi la fase di bonifica «in corso» ha riguardato 97.833 chilogrammi e soltanto 400 metri quadrati. Altro anello debole lo smaltimento: le regioni dotate di almeno un impianto specifico per l’amianto sono solo 8 (erano 11 nel 2015) per un totale di 18 impianti (erano 24 fino a pochi anni fa). In Lombardia ce ne sono quattro, di cui due - Profacta Brescia e Ecoeternit Montichiari - nella nostra provincia. Secondo i dati forniti da Ats Brescia - non sempre confortati da un riscontro diretto con i Comuni -, il record di superfici in fibrocemento ancora da bonificare spetta a Flero, con 542.918 metri quadrati, seguito da Rodengo con 536.100. A livello di peso, è Brescia città a guidare la classifica con 1.649.753 chilogrammi di amianto. A debita distanza Rodengo con 609.150 chili. Sforano quota 400 mila chili Calcinato (499.988), Sirmione (437.390) e Roccafranca (410.127). A livello di metri cubi, il primo della lista è Trenzano (30.943) seguito dai 17.942 di Chiari e dai 15.994 di Adro. Il paese più virtuoso sul fronte delle bonifiche negli ultimi 14 anni è stato Castenedolo, con 532.490 chilogrammi di materiale rimosso. Quindi il capoluogo, con 220.814, e Corte Franca con 211.620 chili. A livello di tetti e superfici, sono spariti 5,4 milioni di metri quadrati di strutture «avvelenate» a Prevalle (praticamente più della metà del suo territorio); segue Brescia con 923.761 metri quadrati e Bedizzole con 369.558. •

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